IL SAPORE DELLA CILIEGIA

Valutazione
Discutibile, Problematico, dibattiti*
Tematica
Metafore del nostro tempo, Morte, Psicologia
Genere
Metaforico
Regia
Abbas Kiarostami
Durata
95'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Iran
Titolo Originale
TA’M E GUILAS
Distribuzione
Columbia Tri-star Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Abbas Kiarostami
Montaggio
Abbas Kia

Sogg. e Scenegg.: Abbas Kiarostami - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Homayoon Payvar - Montagg.: Abbas Kia-rostami - Dur.: 95' - Produz.: Abbas kiarostami

Interpreti e ruoli

Homayoon Ershadi (Badi), Abdol-Hossein Bagheri (l’addetto al museo), Afshin Khorshid Bakhtari (lo spazzino), Safar-Ali Moradi (il solda-to), Seyyed-Hossein Noori (lo studente di teologia), Ammad.

Soggetto

Un automobile bianca attraversa un paesaggio di periferia urbana fatto di colline polverose. Al volante c’è un uomo sui cinquant’anni, il signor Badii, che ha deciso di uccidersi e sta cercando qualcuno disponibile a copri-re di terra la tomba che si è scavato, o a riaccompagnarlo a casa, nell’ipotesi di un ripensamento. Badii incontra varie persone: un giovane soldato curdo si spaventa e scappa; un seminarista afgano cerca di dissuaderlo ma poi desi-ste. Infine un anziano che lavora al museo di storia naturale lo segue più a lungo, gli ricorda le bellezze della vita, il sapore delle ciliege, la luna, la pioggia, ma alla fine accetta di aiutarlo e si danno appuntamento per la matti-na dopo. Il suicidio non arriva, e il signor Badii rimane ad osservare se stesso per quello che poteva succedere e non è successo.

Valutazione Pastorale

Film lento e meditato, di difficile lettura perchè costruito su un linguaggio aspro, riflesso di una cultura iraniana densa di simboli sconosciuti al pubblico occidentale. Eppure film imporante, perchè centrato su un tema universale come quello del contrasto vita-morte, attra-verso un viaggio doloroso su un terreno impervio. La dimensione geografica della periferia di Teheran diventa metafora di una situazione interiore dell’a-nima, della ricerca di una libertà che diventi equilibrio fisico e spirituale. Può lasciare perplessi la ripetitività dell’azione, l’insistenza con cui si gira attorno alla situazione esposta fin dall’inizio, il dialogo scarno, un certo compiaci-mento estetizzante, un sensazione di fatalismo incombente. Ma la sostanza è quella della proposta di tematiche serie e impegnative (la morte come momento mistico e ineluttabile) secondo un’ottica culturale che fa del film un importante veicolo di conoscenza e di scambio di idee. Alcuni motivi dunque rendono il film, dal punto di vista pastorale, discutibile, ma non tol-gono valore al suo taglio d’insieme molto problematico e adatto a dibattiti. Utilizzazione la costruzione molto particolare della storia, i personaggi inso-liti, i paesaggi e le situazioni fanno si che la collocazione ottimale del film, più che in programmazione ordinaria, sia quella di occasioni mirate e circo-stanziate, in cui sia possibile riflettere sugli argomenti che la storia propone e sui modi e le forme in cui li propone.

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