ISTANTANEE

Valutazione
Discutibile, Scabrosità
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Jocelyn Moorhouse
Durata
86'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Australia
Titolo Originale
PROOF
Distribuzione
Penta Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Jocelyn Moorhouse
Musiche
Not Drowning, Waving
Montaggio
Ken Sallows

Sogg. e Scenegg.: Jocelyn Moorhouse - Fotogr.: (normale/a colori) Martin Mac Grath - Mus.: Not Drowning, Waving - Montagg.: Ken Sallows - Dur.: 86' - Produz.: Lynda House

Interpreti e ruoli

Hugo Weaving (Martin), Genevieve Picot (Celia), Russell Crowe (Andy), Frankie J. Holden (Brian), Heather Mitchell, Jeffrey Walker, Daniel Pollock, Frank Gallagher, Saskia Post, Belinda Davey

Soggetto

non vedente dalla nascita, Martin è cresciuto nel rancore verso la madre, pensando che essa gli descrivesse una realtà visiva alterata per punirlo del suo deficit e perfino considerando la di lei precoce morte come un abbandono o una fuga. Ormai trentenne Martin ha in casa una governante della sua età –Celia- ossessiva e direttiva al massimo e, innamorata di lui, in perenne offerta, tuttavia rifiutata. Conosciuto un giorno un semplice sguattero –Andy- Martin gli affida un compito: poiché è amante della macchina fotografica –egli scatta qua e là e senza soste fotografie- l'altro dovrà descrivergliele in non più di dieci parole. E, dato che il ragazzo gli ispira fiducia, Andy finisce con il diventare il mediatore fra gli occhi blu, ma spenti del non vedente e la realtà circostante. Celia però è umiliata e gelosa, non solo del cane cui Martin è affezionato (e che lei arriva a trattenere per il collare quando l'infelice lo cerca in un parco), ma anche del lavapiatti, al quale infine si concede, perché è vogliosa di sesso, ma soprattutto per ferire Martin il quale l'ha respinta e che la donna ama in modo maniacale, sempre sperando di renderlo in tutto dipendente da lei. Per la prima volta Andy manca sul piano della sincerità promessa, nel riferire i dettagli di una foto del suo amico. Il rapporto Martin-realtà è rotto e così quello della fiducia. L'uomo decide di licenziare Celia, diventata ormai un elemento di disturbo, intollerabilmente sadica e ricattatrice, oltre che strumentalizzatrice del povero Andy. Martin però non rimane solo nel buio: ora è libero e riprende la sua relazione con Andy, che l'aiuterà a vivere, funzionando come un braccio sensorio, a captare i confini e lo spessore delle cose.

Valutazione Pastorale

una pregiudiziale nasce subito nella mente degli spettatori che assistano a questo film dell'esordiente regista australiana Jocelyn Moorhouse: potranno mai le dieci parole di Andy il paziente mediatore riuscire a creare nel non vedente l'idea stessa del colore, dei confini e volumi delle cose della realtà, evidenti a colui che percepisce e vede? L'ossessione di Martin per la macchina fotografica è comprensibile, il suo voyeurismo nel buio pietosamente rispettabile. Ma gli esiti? Eppure, questo è lo spunto tematico del film, che può avere svariate chiavi di lettura può trovare detrattori e ammiratori, a seconda di quella usata. È un film che oscilla tra arditezze e patetismi: che scomoda Freud e la psicanalisi (rapporto amore-odio fra il non vedente e la madre), espone anche con acuta sensibilità quello Celia-Martin (ancora vergine, ombroso e diffidente, di fronte ad una donna bisognosa di sesso e di amore da un lato, quanto possessiva e sottilmente perversa dall'altro) e sfiora anche, sia pure con delicata discrezione, il registro dell'omosessualità. Infatti, il giovane Andy, che giorno dopo giorno offre la sua lettura del mondo reale, si trasforma non tanto in guida dell'amico, quanto nel suo fedele alter ego. Con la donna, ovviamente, come elemento provocatorio e di disturbo. Non si può negare che il dramma ci sia e che non ci sia perfino una certa suspense. Ma, anche se mosso da intelligenza, il film finisce con l'apparire sofisticato, mai veramente emozionante, sebbene accurato e ricco di una sensibilità tutta femminile. "Istantanee" potrebbe pure essere definito come una ambiziosa metafora sull'uomo alla ansiosa ricerca della Verità e dell'immagine giusta, su di una realtà senza soste mutevole o illusoria, della quale l'infelice neppure riesce a percepire quei colori e contorni, che il mediatore prescelto è costretto a descrivere con non più di dieci parole (poco più di un codice). Per riassumere e concludere: un inizio stimolante, un gioco perverso, molti dubbi e qualche dispersione narrativa; personaggi incisi con acume, oltre che interpreti tutti e tre validi. Il film presenta scabrosità di immagini e situazioni.

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