LA BELLE VIE

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Adolescenza, Famiglia - genitori figli, Lavoro, Libertà
Genere
Drammatico
Regia
Jean Denizot
Durata
93'
Anno di uscita
2013
Nazionalità
Francia
Distribuzione
da designare
Musiche
Luc Meilland
Montaggio
Aurélien Manys

Orig.: Francia (2013) - Sogg. e scenegg.: Jean Denizot, Frédérique Moreau in collaborazione con Catherine Paillé - Fotogr.(Scope/a colori): Elin Kirschfink - Mus.: Luc Meilland - Montagg.: Aurélien Manys - Dur.: 93' - Produz.: Mathieu Bompoint. PROIEZIONE SPECIALE D'APERTURA NELLA SEZIONE GIORNATE DEGLI AUTORI ALLA MOSTRA DI VENEZIA 70.

Interpreti e ruoli

Zacharie Chasseriaud (Sylvain), Jules Pelissier (Pierre), Solène Rigot (Gilda), Nicolas Bouchaud (Yves), Jean Paul Ecoffey (Francois), Maya Sansa (Elena)

Soggetto

Dieci anni prima la battaglia legale per l'affidamento dei due figli piccoli Sylvain e Pierre si è conclusa on l'affidamento alla madre. Il padre però si è ribellato alla sentenza, ha preso i figli ed è scappato. Condannato a due anni, vive da allora in clandestinità in giro per la Francia. Passando da un camper ad un barcone lungo il fiume, da un lavoro occasionale all'altro, l'uomo fa infine i conti con l'età adulta sulla quale si stanno affacciando i figli. Pierre, 18 anni, ad un certo punto si allontana senza lasciare notizie. Sylvain, 16, cerca di resistere, ma quando casualmente incontra la coetanea Gilda, vive la sua prima storia d'amore e avverte il bisogno di gettarsi nella vita quotidiana. Lascia allora il padre che capisce la situazione e promette di arrendersi quando la polizia verrà ad arrestarlo. Quindi Sylvain va in cerca della madre...

Valutazione Pastorale

Nato a Parigi nel 1979 e qui al primo lungometraggio, Jean Denizot si è formato sotto l'ala protettrice di Jeanne Moreau. In occasione di un workshop da lei tenuto, ha scritto il copione insieme ad alcuni collaboratori. All'origine c'è un fatto vero, accaduto nella Loira nel 2009: la vicenda di un uomo e degli ultimi suoi giorni in libertà, dopo aver rapito i due figli e aver vissuto in clandestinità per dieci anni. Su un canovaccio di cronaca, l'esordiente regista innesta un racconto al quale decide di non togliere niente di realistico, girando tutto in esterni e puntando soprattutto sul dissidio padre/figlio: sul doppio versante da un lato della voglia di non rovinare la coerenza politica del padre, dall'altro di non rinunciare alla costruzione del proprio futuro. Film un po' costruito ma nell'insieme scorrevole, in equilibrio tra incertezze adolescenziali e critica sociale e che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e in seguito come prodotto di taglio attuale tra cronaca e storia, con uno sguardo speciale sul rapporto padre/figlio.

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