LA CIENAGA

Valutazione
Discutibile, Problematico, dibattiti
Tematica
Alcolismo, Famiglia, Politica-Società
Genere
Drammatico
Regia
Lucrecia Martel
Durata
103'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Argentina
Titolo Originale
La cienaga
Distribuzione
Teodora Film
Musiche
brani di autori vari
Montaggio
Santiago Ricci

Orig.: Argentina(2000) - Sogg. e scenegg.: Lucrecia Martel - Fotogr.(Panoramica/a colori): Hugo Colace - Mus.: brani di autori vari - Montagg.: Santiago Ricci - Dur.: 103' - Produz.: Lita Stantic.

Interpreti e ruoli

Mercedes Moran (Tali), Graciela Borges (Mecha), Juan Cruz Bordeu (José), Daniel Valenzuela (Rafael), Martin Adjemian (Gregorio), Sofia Bertolotto (Momi), Leonora Balcarce (Veronica), Andrea Lopez (Isabel), Silvia Baylé (Mercedes), Noelia Bravo Herrera . (Agustina)

Soggetto

E' un'estate torrida e umida che Mecha, una signora sui cinquant'anni dedita all'alcool, trascorre nella tenuta della Mandragora, nel Nord-Ovest dell'Argentina, non distante dal confine. Ha quattro figli adolescenti che non riesce a controllare e un marito che passa il tempo a tingersi i capelli, quando non beve anche lui. Molti problemi anche con la servitù india. Tali, la cugina povera di Mecha, vive in città e ha anch'essa un marito e quattro figli. Tutti insieme vanno a trovare i parenti in campagna. Il caldo é veramente asfissiante e l'acqua della piscina fangosa e stagnante. In lontananza si odono tuoni continui. I ragazzi cacciano per gioco nei boschi, che le pioggie tropicali trasformano in pantano in cui le bestie affondano e muoiono. Da Buenos Aires raggiunge i due nuclei familiari uno dei figli di Tati, il più grande e piacente, che ha un rapporto morboso con una delle cugine. Lo stesso accade alla cameriera india con un'altra delle figlie di Mecha. La cameriera, molestata, rimane incinta e torna al suo paese. Tali e Mecha progettano di andare in Colombia per comprare gli oggetti della scuola e staccare un po' dalle rispettive famiglie, viaggio che non faranno mai. In un paese vicino la gente dice di vedere la Madonna sulla sommità di una cisterna, e la televisione dà ampio spazio alla notizia, raccogliendo le testimonianze degli abitnti e dei curiosi. Una delle figlie di Mecha dice di essere stata dove é apparsa la Madonna, ma puntualizza di non aver visto niente. In città, mentre é inosservato, un figlio piccolo di Tali muore cadendo da una scala, mentre il cane dei vicini continua ad abbaiare.

Valutazione Pastorale

Premio per la sceneggiatura al Sundance Festival 2001 e miglior opera prima al festival di Berlino, il film appare di difficile lettura e confuso. Pregevole é la ricostruzione di un'atmosfera opprimente che trova perfetta corrispondenza nell'estrema lentezza dell'azione (non accade praticamente nulla) e nella pesantezza voluta. Per il resto si tratta di una non-storia inquietante, cupa, scomoda. Come un angosciante filmino delle vacanze, il film sembra una minuziosa cronaca della fine del mondo resa attraverso il disagio esistenziale della vita di due famiglie con gravi problemi pratici e relazionali. Più che persone con una precisa identità e personalità, ciò che si vede sono corpi seminudi, sudati e intrecciati, non estetizzati, sempre in coppia, raramente in gruppo. Il pantano del titolo è quello della piscina stagnante e delle sabbie mobili in cui sprofondano questi corpi, come quello della bestia finita quasi per gioco dai ragazzini nella foresta. La forte presenza di animali, domestici e non, lungo tutto il film enfatizza l'aspetto subumano di un'umanità alla deriva, in una sorta di naufragio che gira su se stesso e che non approda a nulla. Su tutto incombe un senso di tragedia che puntualmente si verifica sotto gli occhi di nessun testimone, a ribadire la freddezza di una vicenda senza speranza, i cui didascalismi e le cui ingenuità vanno a discapito della messa a nudo di una società in disfacimento che ha nella famiglia il suo microcosmo. E' tipico della borghesia argentina un certo razzismo verso gli indios, cosicché i figli si iniziano sessualmente con la servitù. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, e problematico: i momenti forti di denuncia si alternano ad altri meno riusciti, laddove il copione si fa troppo 'pensato' e la regista si affida a velleità autoriali e formali troppo premature. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ma la sua destinazione migliore è in occasioni mirate e per un pubblico adulto e motivato: per la difficoltà di lettura, delle situazioni rappresentate, e per lo stile estrememente asciutto. Adatto a dibattiti sulla società argentina e sulle relazioni parentali.

Le altre valutazioni

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