Orig.: Cina/Hong Kong (2004) - Sogg. e scenegg.: Zhang Yimou, Li Feng, Wang Bin - Fotogr.(Scope/a colori): Zhao Xiaoding - Mus.: Shigeru Umebayashi - Montagg.: Cheng Long - Dur.: 122' - Produz.: William Kong, Edko Films, Zhang Yimou Studio.
Interpreti e ruoli
Takeshi Kaneshiro (Jin), Andy Lau (Leo), Zhang Ziyi (Mei), Song Dandan . (Yee)
Soggetto
Anno 859. Mentre la dinastia Tang attraversa una fase di profonda crisi, il governo corrotto è impegnato a controbattere le cruente sommosse dei ribelli armati. Tra le bande che si sono costituite, la più influente appare quella detta "Casa dei pugnali volanti", con una guida ancora misteriosa ma decisa. Allora Leo e Jin, due capitani territoriali, preparano un piano per catturarla: Jin fingerà di essere un guerriero solitario di nome Wind che farà uscire di prigione la rivoluzionaria cieca Mei e da lei saprà dove si trova il quartiere generale dei Pugnali Volanti. L'operazione sembra poter procedere bene, fin quando tra Jin e Mei non scoppia la scintilla dell'amore. Tutto allora cambia. Fatti prigionieri, Jin e Mei vengono liberati proprio dal capo dei Pugnali Volanti, che è una donna, Nia. Dopochè Mei ha rivelato di non essere cieca, ora tocca a Leo l'incarico di eliminare Jin. I due si affrontano in duello. Mei viene ferita. Jin la raggiunge. I due si allontanano insieme.
Valutazione Pastorale
Da qualche tempo ("Hero) Zhang Yimou ha imboccato questo filone epico-guerresco collocato sugli scenari storici di una Cina così lontana e così poco conosciuta dal grande pubblico, da permettergli di poter raccontare in libertà, con tanto di nomi, date, dinastie. Le lotte di potere che infestano l'immensa nazione cinese sono affiancate a storie d'amore per di più impossibile o difficile da realizzare. Gli elementi, a dir la verità, non sono nuovissimi, per cui la verà novità è la presenza, in doti massicce, dei giochi di arti marziali in chiave favolistico-onirica. Ecco che allora la violenza diventa presupposto per giochi di danza rivisitati dentro schemi di geometrica armonia. L'abbondante uso del 'ralenti' (era finito dopo gli anni '70) produce movenze coerografiche suggestive e accattivanti, descrivendo anche un uso della disciplina come autocontrollo e capacità di ascolto. Se si aggiunge la presenza della cieca che non è tale, si può dire che la Storia lascia il passo con decisione alla leggenda in una serie di effetti visivi (la neve, la natura come pietas...) profusi senza risparmio. L'impressione è che si tratti di un reperto orientale fatto ad uso e consumo dell'Occidente: un 'operazione raffinata ed elegante, di stile impeccabile ma non sempre coinvolgente. Dal punto di vista pastorale il film è comunque da valutare come accettabile, nell'insieme complesso e adatto per dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e recuperato per le suggestioni che suggerisce in ordine al contesto storico-culturale e all' impianto visivo-linguistico.