La miniserie è in distribuzione sulla piattaforma Netflix
Interpreti e ruoli
Anya Taylor-Joy (Elizabeth "Beth" Harmon), Bill Camp (Mr. Shaibel), Marielle Heller (Alma Wheatley), Thomas Brodie Sangster (Benny Watts), Moses Ingram (Jolene), Harry Melling (Harry Beltik), Marcin Dorociński (Vasily Borgov)
Soggetto
Provincia americana anni ’50-’60, Beth non ha neanche dieci anni ed è rimasta orfana. Accolta in una scuola per ragazze senza famiglia, grazie al custode Mr. Shaibel scopre il mondo degli scacchi. Rapidamente impara, vince, stravince, e stupisce non solo l’uomo ma anche tutti coloro che si siedono alla scacchiera con lei. Beth viene adottata da una famiglia del Kentucky e insieme alla nuova madre Alma inizia a gareggiare a livello agonistico. È l’inizio di un sogno, ma la vita non è mai semplice e i traumi del passato sono sempre lì pronti ad affiorare…
Valutazione Pastorale
Mai come quest’anno, il 2020, il successo di Netflix si regge su serie tv trainate da storie e protagoniste femminili di grande incisività. Ecco tre titoli che hanno fatto la differenza: anzitutto la miniserie tedesca “Unorthodox”, storia della ventenne Esty (Shira Haas) e del suo cammino di ribellione verso la libertà, un vibrante e commovente racconto tratto dal romanzo di Deborah Feldman; ancora, altro serie di punta è la quarta stagione di “The Crown” sulla monarchia inglese anni ’80, lì non una donna di peso, bensì tre ovvero Elisabetta II (Olivia Colman), Margaret Thatcher (Gillian Anderson) e Lady D. (Emma Corrin). Infine, la vera sorpresa è la miniserie statunitense “La regina degli scacchi” (“The Queen’s Gambit”) ideata da Scott Frank e Allan Scott, dal romanzo di Walter Tevis. Strutturata in 7 puntate, “La regina degli scacchi” è il racconto di formazione di una giovane ragazza orfana, Beth Harmon (Anya Taylor-Joy), nell’America degli anni ’60 che supera i traumi del suo passato e le amarezze della vita grazie agli scacchi. Nonostante spesso Beth vacilli o smarrisca il sentiero, perdendosi in abusi di farmaci e alcolici, per mettere a tacere le troppe sofferenze patite fin da piccola, gli scacchi la rimettono puntualmente sul binario giusto. E partita dopo partita, caduta dopo caduta, Beth impara a nuotare nel grande mare della vita, riuscendo a tenere a bada le sue fragilità e a valorizzare i suoi non pochi talenti. Beth è un’eroina fragile, di sicuro imperfetta, che è capace di trovare un posto nel mondo, anzi una posizione di primo piano nell’America del tempo, in un ambiente a forte trazione maschile, come quello degli scacchi. Beth sbaraglia sulla scacchiera ogni campione maschile, imparando inoltre a capire come relazionarsi con il prossimo. In un certo senso Beth, come la Esty di “Unorthodox”, compie un cammino di riscatto e di riconciliazione, passando dalla privazione all’accettazione di sé e alla scoperta della tenerezza, alla prossimità. Titolo problematico, ma convincente e corroborante.
Utilizzazione
La serie è da utilizzare per dibattiti sul tema del ruolo della donna nella società americana anni '50-'60, soprattutto nel gioco degli scacchi. In campo anche temi educativi, tra scuola e famiglia, presentati in chiave problematica.