LA SCORTA ***

Valutazione
Accettabile, Realistico, Dibattiti
Tematica
Mafia
Genere
Drammatico
Regia
Ricky Tognazzi
Durata
93'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
LA SCORTA
Distribuzione
Istituto Luce, Italnoleggio Cinematografico
Soggetto e Sceneggiatura
Graziano Diana, Simona Izzo
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Carla Simoncelli

Sogg. e Scenegg.: Graziano Diana, Simona Izzo - Fotogr.: (panoramica/a colori) Alessio Gelsini - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Carla Simoncelli - Dur.: 93' - Produz.: Claudio Bonivento Production

Interpreti e ruoli

Claudio Amendola (Angelo), Enrico Lo Verso (Andrea), Carlo Cecchi (Michele De Francesco), Ricky Memphis (Fabio), Tony Sperandeo (Raffaele), Ugo Conti (Nicola), Leo Gullotta (Polizzi), Giacinto Ferro, Benedetto Raneli, Angelo Infanti, Antonino Pensabene, Francesca D'Aloja

Soggetto

in seguito all'uccisione del Sostituto Procuratore Rizzo e del maresciallo Virzi, giunge a Trapani il magistrato Michele De Francesco. La sua scorta si compone di Angelo, originario del luogo, amico del maresciallo ucciso e deciso a far giustizia; Andrea, capo scorta trapanese; Fabio, un romano che mal accetta il rischioso incarico, ed i due autisti, Raffaele e Nicola. Ben presto il magistrato, indagando sull'approvvigionamento idrico della città e sulla costruzione di una grande diga, scopre pericolose collusioni con la mafia, politica e forze dell'ordine, nelle persone dell'onorevole Nestore Bonura, del Vice Prefetto Scavone e del boss Mazzaria. La decisione di chiudere i pozzi che riforniscono la città provoca uno scandalo dal quale De Francesco decide di ripararsi, conferendo agli uomini della scorta poteri e prerogative che esautorano, di fatto, il personale della Procura, di cui l'ambiguo Polizzi sembra la probabile talpa. Dopo iniziali dissapori tra Angelo e Andrea, tra gli uomini della scorta nasce un'amicizia sempre più intensa, nel mezzo di un'odissea quotidiana fatta di estenuanti controlli telefonici, rischiosi spostamenti in auto, minacce. La figlioletta del giudice, giunta a Trapani per festeggiare il suo compleanno col padre, scampa miracolosamente ad un attentato dinamitardo alla vettura su cui doveva viaggiare. Muore così l'autista Raffaele. L'incalzare dell'inchiesta porta anche all'uccisione, da parte di Cosa Nostra, di Bonura, ormai stretto da prove schiaccianti, nonostante l'omertà di un collega ed amico di De Francesco, il giudice Barresi di Caltanissetta. A nulla vale la rabbia degli uomini di scorta che, ormai entrati in sintonia col magistrato, decidono, nonostante tutto, di rimanergli al fianco, compreso Fabio che rinuncerebbe persino al sospirato trasferimento. Un'ordinanza della magistratura trasferisce però d'ufficio il giudice, accusandolo di aver usato la scorta al di là dei suoi specifici compiti, di aver turbato l'ordine pubblico nonché offeso il prestigio del personale della Procura. Costretto dagli eventi De Francesco s'imbarca per il continente salutato dagli uomini della sua scorta che non l'hanno mai tradito.

Valutazione Pastorale

film teso ed equilibrato, che presenta il vivere quotidiano di un essere umano particolare, come l'agente di scorta, oggi costretto, in Italia come in tutto il mondo, ad un lavoro gravoso, con rarissimi istanti di relax. Ed è proprio lo studio sul microcosmo della scorta e nel rapporto col suo protetto che costituisce il punto focale del film realizzato con ottimo ritmo narrativo, con dialoghi sobri ed incisivi, con caratterizzazioni che non cedono assolutamente al folkloristico, allo stereotipo, al macchiettistico. Spiccano così i ritratti del collerico e generoso Angelo, del diplomatico ma onesto Andrea, con il contrappunto del taciturno ed efficiente Raffaele e del semplice ed umano Fabio, col suo pesante accento romanesco e la sua limitata cultura. E tutto ruota attorno al perno della figura del magistrato, figura che i recenti avvenimenti siciliani rendono più che mai attuale e carica di risonanze politiche, umane, affettive. Il cementarsi del rapporto tra l'onesto rappresentante dello stato e di questi suoi più umili ma essenziali servitori coinvolge lo spettatore. E ben trattati sono i quadri familiari e sentimentali dei protagonisti: la solitudine del giudice, cui la moglie porta la figlia senza nemmeno salire a salutarlo; la continua tensione di Andrea e della sua compagna, con tre figli da allevare e che crescono in questa perenne tensione scaricandola imitando il padre con le loro pistole giocattolo; l'idillio pieno di pudore tra Raffaele e la graziosa ragazza di pasticceria con la quale non potrà mai coronare il suo sogno, dilaniato da una bomba. Di fronte all'evidenza della malafede e della viltà della mafia e dei suoi accoliti, mimetizzati a vari livelli nella società civile, il piccolo pugno di uomini sa diventare, per lo spettatore (ed è uno dei maggiori pregi del film), emblema di un paese i cui abitanti e governanti dovrebbero e potrebbero cessare di lamentarsi, interrogarsi, vivisezionarsi, lanciarsi accuse da un capo all'altro, per mettersi, con umiltà ed impegno, a fare il proprio dovere, senza squilli trionfali o pretese di gloria, ma senza cedere allo sconforto, o ad una disperata impotenza.

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