
Orig.: Italia (2007) - Sogg.: tratto da "L'invito" di Mahmoud Iden - Scenegg.: Monica Zapelli, Mimmo Calopresti - Fotogr.(Panoramica/a colori): Pasquale Mari - Mus.: Sergio Cammariere - Montagg.: Raimondo Aiello - Dur.: 102' - Produz.: Istituto Luce, Gagé Produzioni, Dania Film.
Interpreti e ruoli
Diego Abatantuono (Neri), Donatella Finocchiaro (Enza), Paolo Briguglia (Gabriele), Elena Bouryka (Elena), Lele Nucera (Nicola), Lorenzo Di Ciaccia (Marco), Nino Frassica (il professore), Mimmo Calopresti (Francesco), Valeria Bruni Tedeschi (Amelie), Gerard Depardieu Giuseppe Vitantonio Liuzzi (Gerard), Silvana De Santis . (direttore), Eugenio Masciari
Soggetto
A Diamante sulla costa calabra, tre giovani (Gabriele, Nicola e Marco) sono intenzionati a realizzare un film. Fanno provini ad alcuni abitanti del piccolo centro e chiedono consigli a Neri, esperto regista che da quattro anni soggiorna sul posto in attesa di un nuovo lavoro. Finalmente coinvolgono Francesco, attore e uomo di cinema, da lui ottengono una agenda con numeri di telefono preziosi e con lui vanno a Roma e partecipano a qualche festa del mondo cinematografico romano. Così un giorno, incredibilmente, arriva la telefonata di Gerard Depardieu che accetta di girare il film. Tutti allora tornano a Diamante per preparare il set, e l'accoglienza dovuta al divo francese. Ma la sera a tavola Depardieu mangia troppo, si sente male e muore. Al funerale, il vento si alza e porta via tutto ciò che era stato preparato per girare il film.
Valutazione Pastorale
Il film da girare diventa il film stesso: cinema nel cinema, scelta insieme bella e rischiosa. Gli esiti possono essere memorabili (il qui citato "8 e 1/2" di Fellini; ma anche "Effetto notte" di Truffaut) oppure da dimenticare. Questo copione é di una disarmante vacuità, mette in campo tutta l'insostenibile leggerezza di ideuzze prive di vitalità e riporta all'idea, evidentemente non peregrina, che il cinema italiano viva sopratutto l'arte di essere 'ombelicale', ossia di non sapere guardare più in là di se stesso e dei propri ristretti orizzonti. Dilaga la retorica della provincia (dove non succede niente), dei bei paesaggi (luce, colore, spazio -spazio?-), dell'ingenuità e della volontà giovanile che non viene aiutata. Inguardabili le sequenze ambientate a Roma e a Cinecittà. Stereotipi a valanga nelle macchiette di contorno (Frassica e simili). Calopresti è svogliato nel ruolo che si riserva e nella scarsa voglia di arrivare in fondo alla modesta impresa. Ambizioni sbagliate, superficialità, monotonia. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come inconsistente e del tutto velleitario. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, ben tenendo presente quanto detto sopra sui suoi limiti. Da recuperare nell'ambito della tematica "cinema nel cinema".