LENINGRAD COWBOYS GO AMERICA

Valutazione
Accettabile, Brillante
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
Aki Kaurismäki
Durata
99'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Finlandia
Titolo Originale
LENINGRAD COWBOYS GO AMERICA
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Aki Kaurismaki Sakke Jarvenpaa, Aki Kaurismaki, Mato Valtonen
Musiche
Mauri Sumen
Montaggio
Raija Talvio

Sogg.: Sakke Jarvenpaa, Aki Kaurismaki, Mato Valtonen - Scenegg.: Aki Kaurismaki - Fotogr.: (panoramica/a colori) Tinto Salminen - Mus.: Mauri Sumen - Montagg.: Raija Talvio - Dur.: 99' - Produz.: Villaealfa Film Production, The Swedish film Intinte, Finnkind oy

Interpreti e ruoli

Matti Pellonpää (Vladimir), Nicky Tesco, Jim Jarmusch, Sakke Jarvenpaa, Meikki Keskinen, Sakari Kuosmanen, Puka Cinone, Silu Seppal, Mauri Sumen, Mato Valtonen, Pekka Virtanen, Nicky Tesco, Olli Tuominen

Soggetto

turbati dal fatto che il loro bassista è rimasto congelato suonando all'aperto durante la notte e dal giudizio di un impresario che li ritiene la peggiore banda musicale della tundra, i Leningrad Cowboys decidono di andare a tentare la fortuna in America. Sfoggiando acconciature bizzarre e con scarpe a punta a forma di gondola, costoro, insieme al loro manager Vladimir e alla bara contenente il corpo congelato del bassista, sbarcano negli Stati Uniti. Rifiutati da un agente di New York ed ingaggiati per una festa nuziale in Messico, dopo aver comprato una fatiscente e smisurata automobile, affrontano l'avventuroso viaggio esibendosi in squallidi locali e cambiando musica ad ogni tappa: country, jazz, rhythm and blues, rock. Successivamente tentano un grottesco ammutinamento contro Vladimir e accolgono un loro compatriota nel gruppo come cantante. Dopo tanti digiuni e peripezie giungono in Messico: qui finalmente il bassista riesce a scongelarsi e loro ottengono il successo sperato ritrovandosi in cima alla classifica nella Top Ten americana.

Valutazione Pastorale

ad iniziare dalla tundra, come improbabile habitat di una maldestra e sgangherata orchestra di ambulanti, questa farsa estrosa procede in continuazione per iperboli ed assurdi nel presentare le tragicomiche peripezie dei bizzarri musicisti. I Leningrado Cow-boys (finlandesi, professionisti veri, che qui si dilettano sulle prime perfino a suonare maldestramente) sono quanto di più sgangherato e buffonesco immaginar si possa: enorme banane di capelli neri (una sorta di bompresso sulla fronte), ciabatte di pelle nera lunghissime, al pari di gnomi delle foreste nordiche e, all'opposto, bianchi di pelle e gessosi come un Pierrot e di una fissità stralunata alla Buster Keaton. Niente effetti speciali: di speciale solo quella band squattrinata che macina chilometri con al seguito il compatriota congelato (nella bara il manager furbastro conserva nel ghiaccio diecine di lattine di birra) e che si adatta per lavorare ad una musica non sua (però riuscendovi alla brava), sempre quieta e vestita funereamente di nero. Sarebbe impresa vana cercare e trovare in questa ballata dai ritmi anche farseschi e tutta ben oltre le righe principi e valori di un certo livello (a parte quello dell'amicizia). Malgrado tutto, però, l'ingranaggio prende e travolge, la stravaganza non cede mai alla rozzezza, non c'è una parola o situazione sguaiata. Anche l'ormai frusto aggettivo "demenziale" si rivela qui un termine inadatto a coprire tutto ciò che di clownesco vi è nel lavoro del finlandese. Sotto sotto, se mai, vi sono senza parere la malinconia e le delusioni di una gioventù che, sembra aver assimilato comportamenti e stili analoghi. Un breve flash fa vedere i musicisti immobili ai bordi di una sterminata pianura, pensando alla tundra di casa e ai loro vecchi trattori: sembra gente venuta giù da un altro pianeta, con i ciuffi enormi e quelle inverosimili scarpe, davvero patetici. Regia ed interpretazione consone alla stravaganza del film.

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