Soggetto
Roma, oggi. Le sortite notturne della street artist Laika e il suo impegno civile tra poster e murales.
Valutazione Pastorale
C’è una donna a Roma, una street artist che si firma Laika (come la prima cagnolina lanciata nello spazio in una navicella russa nel 1957) e che di notte gira per la città lasciando i suoi commenti, le sue “grida” d’indignazione civile attraverso murales e poster, il più famoso dei quali è sicuramente il toccante abbraccio tra Patrick Zaki e Giulio Regeni. Antonio Valerio Spera per il suo esordio alla regia ha scelto di raccontarne la storia in “Life is not a game”. Nascosta dietro una maschera bianca da manichino, su cui spicca una parrucca rosso fuoco, la voce alterata da un distorsore, Laika protegge il suo anonimato e si racconta. Il regista la segue nei suoi blitz notturni, la intervista, la guarda progettare e creare le sue opere. Costruendo un sapiente mix riesce a cogliere il tratto essenziale e originale di quest’artista. Laika – sulla scia del più famoso Banksy – sorprende soprattutto per la velocità d’esecuzione, la capacità di sintesi, la generosità e il coraggio con cui si mette in gioco. E poco importa se le sue opere sono a volte cancellate o vandalizzate perché “scomode”: lei, ostinata e paziente, continua a dare voce ai migranti, alle donne, alle vittime della guerra e dei pregiudizi. Dal punto di vista pastorale “Life is not a game” è consigliabile, realistico, adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in molte altre occasioni di dibattito.