
Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg.: tratto dal racconto omonimo di Isaac Asimov e dal romanzo "The positronic man" di Isaac Asimov e Robert Silverberg - Scenegg.: Nicholas Kazan - Fotogr.(panoramica/a colori): Phil Meheux - Mus.: James Horner - Montagg.: Neil Travis - Dur.: 131' - Produz.: Wolfgang Petersen, Gail Katz, Laurence Mark, Neal Miller, Chris Columbus, Mark Radcliffe e Michael Barnathan.
Interpreti e ruoli
Robin Williams (Andrew), Embeth Davidtz (piccola Miss/Porzia), Sam Neill (Signore), Oliver Platt (Rupert Burns), Kiersten Warren (Galatea-Robot/Umana), Wendy Crewson (Signora), Angela Landis (Miss), Hallie Kate Eisenberg (piccola Miss a 7 anni), Lindze Letherman (miss a 9 anni), Bradley Whitford (Lloyd)
Soggetto
NDR 114 é un robot tuttofare dell'ultima generazione. Richard Martin lo acquista quale uomo di fatica in casa e lo presenta prima alla moglie e poi alle figlie Grace e Amanda. Quest'ultima gli dà il nome Andrew e lui a sua volta chiama lei 'piccola Miss', mentre i genitori sono il 'signore' e la 'signora'. Mentre le bambine lo trattano senza rispetto e si divertono alle sue spalle, Richard invece intravede in Andrew alcuni atteggiamenti umani e segni di inattesa creatività. Lo sollecita allora su questo versante e il robot comincia disegnare, a costruire oggetti, in particolare orologi. Ma intanto si rende conto che, mentre lui resta sempre uguale a se stesso, la famiglia Martin cresce e invecchia: capisce allora che a lui manca la possibilità di scegliere, ossia il libero arbitrio. Convocato appositamente, il tribunale conclude che tale libertà non può essere negata ad alcuno. Allora Andrew, con l'aiuto di Rupert, geniale esperto di robotica, intraprende un viaggio per sapere se esiste qualcuno simile a lui e per apprezzare meglio i propri sentimenti. Al ritorno l'affetto che confusamente lo aveva legato a piccola Miss si riversa ora sulla nipotina Porzia. Insieme a lei, Andrew impara che la condizione umana implica la morte come momento unico che gli ha sempre impedito di diventare un essere umano a tutti gli effetti.
Valutazione Pastorale
All'origine c'é un racconto omonimo, scritto da Isaac Asimov nel 1975 e che avrebbe dovuto essere pubblicato in un'antologia di racconti di fantascienza nel 1976, anno di ricorrenza del bicentenario degli Stati Uniti d'America. L'antologia però non fu mai pubblicata e il racconto di Asimov finì in una raccolta di suoi scritti uscita nello stesso '76. Molto lungo é stato anche il lavoro che ha portato alla trasposizione cinematografica. I tantissimi elementi del racconto sono stati sintetizzati (si fa per dire) in 130', necessari per dare l'idea della parabola di sapore filosofico presente nella trama. Ne deriva un film forse parzialmente riuscito ma credibile ed emotivamente coinvolgente. Costruita sul fondamentale riferimento dell'individualismo come asse portante della vita americana, la storia recupera in sostanza la favola di Pinocchio, il suo desiderio di passare da burattino a uomo. Per 'dire' queste intenzioni, il film si lascia andare a qualche lungaggine di troppo, si disperde, scivola un po' verso l'ingenuo e il retorico. Le suggestioni di fondo però rimangono, e sono encomiabili: il tema della 'diversità', l'idea della morte come unica trascendenza dell'uomo. Dal punto di vista pastorale quindi, con qualche riserva per i momenti meno riusciti, il film é da valutare come positivo, accettabile e problematico. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da recuperare in rassegne sulla fantascienza, nel rapporto tra cinema e letteratura.