MAGDALENE

Valutazione
Inaccettabile, fuorviante
Tematica
Politica-Società, Tematiche religiose, Violenza
Genere
Drammatico
Regia
Peter Mullan
Durata
119'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Gran Bretagna, Scozia
Titolo Originale
The Magdalene sisters
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Musiche
Craig Armstrong
Montaggio
Colin Monie

Orig.: Scozia/Gran Bretagna (2002) - Sogg. e scenegg.: Peter Mullan - Fotogr.(Panoramica/a colori): Nigel Willoughby - Mus.: Craig Armstrong - Montagg.: Colin Monie - Dur.: 119' - Produz.: Frances Higson.

Interpreti e ruoli

Geraldine McEwan (suor Bridget), Eileen Walsh (Crispina), Nora Jane Noone (Bernadette), Anne Marie Duff (Margaret), Dorothy Duffy (Patricia/Rose), Mary Murray (Una), Britta Smith (Kathy)

Soggetto

Negli anni '60 in Irlanda tre ragazze, Rose, Margareth e Bernadette, vengono accompagnate dalle rispettive famiglie in uno dei conventi chiamati "Magdalene": le loro colpe sono quelle di avere avuto un bambino fuori dal matrimonio, di essere stata violentata dal cugino, di aver avuto atteggiamenti troppo 'provocanti'. Nel convento le recluse svolgono un lavoro di lavanderia: orari massacranti, preghiera e fatica, divieto di scambiare parola, obbedienza assoluta. E, in caso di trasgressione, le conseguenze sono punizioni corporali, botte, taglio di capelli con sangue che cola sul viso, umiliazioni di vario genere. Le giornate passano dunque all'insegna di violenze e repressioni sulle ragazze, alcune delle quali non si rassegnano e cominciano a pensare a come poter evadere da quella prigione. Bernadette cerca la complicità di un ragazzo che periodicamente arriva con il camion adibito a ritirare la biancheria pulita. Questi promette di aiutarla ma all'ultimo momento è preso dalla paura, cambia idea e il tentativo fallisce. Margareth, dopo aver colto in atteggiamento erotico il sacerdote che arriva per celebrare messa, riceve, al termine della proiezione del film "Le campane di Santa Maria", la visita del fratello: costui, ora diventato maggiorenne, è autorizzato a portarla via. Infine Bernadette coinvolge Rose in un nuovo tentativo di fuga che stavolta riesce. Le didascalie finali riferiscono sulla vita successiva delle tre ragazze, e anche su quella di Crispina, un'altra 'detenuta' morta anni dopo in manicomio.

Valutazione Pastorale

Era il 1992 quando "Eclipsed", produzione di Burke Brogan portò all'attenzione del grande pubblico le sofferenze e le fatiche a cui ragazze con maternità irregolari erano sottoposte per volere delle famiglie che le ritiravano dalla vita sociale affidandole agli istituti Magdalene. Qualche anno dopo fu la volta della cantautrice Joni Mitchell che divenne portavoce della protesta delle donne uscite dalla pesante situazione nella quale erano state rinchiuse. A partire da questi e da altri prodotti (come "Sex in a Cold Climate") che meriterebbero un giudizio storico maggiormente fondato, approfondito ed articolato, prende avvio il modesto film "Magdalene" di Peter Mullan, che si era guadagnato, a Cannes nel 1999, il premio come miglior attore diretto da Ken Loach in "My name is Joe". La scrittura e la messa in scena del film, prive di qualsiasi dialettica, rendono la presunta storicità della vicenda pretesto per una lettura ideologica pregiudiziale e inaccettabile. Accanto alla rappresentazione delle suore che diventano protagoniste di crudeltà ingiustificate ed esasperate, esiste per la verità, anche l'esibizione di un'ulteriore rappresentazione delle suore: quella di Ingrid Bergman ne "Le Campane di Santa Maria". Non si tratta però di dialettica drammaturgica, ma di due stereotipi tratteggiati entrambi per eccesso: da una parte le suore assolutamente, ed anche inverosimilmente, dedite al sadismo; dall'altra eteree figure totalmente disincarnate. Tra questi due stereotipi pare aprirsi lo spazio per una narrazione concentrata sulle ragazze e sul ruolo femminile, non scevro da complesse problematiche, dal punto di vista sociale, degli anni sessanta. Ma ancora una volta il film perde l'occasione e si riduce ad illustrazione a tesi che rende la comunicazione del film stesso tanto violenta e sadica quanto quella delle situazioni descritte in maniera grossolana ed inverosimile. In sostanza un film dove, alla qualità formale di mestiere, non corrisponde la carica espressiva e di scrittura che invece una Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica è chiamata a premiare. Manca l'onestà e prevale la furbizia, irritante più per l'arrogante acredine che non per la pagina storica affrontata. Dal punto di vista pastorale il film è da valutare come inaccettabile e fuorviante. UTILIZZAZIONE: è da escludere nell'ambito della programmazione ordinaria. Può prevedersi in sede di dibattito e studio con adulti, secondo quanto indicato dalle Norme disciplinari per le sale comunque dipendenti dall'Autorità Ecclesiastica in relazione all'attività culturale della sala stessa.

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