
Orig.: Canada/Germania (2014) - Sogg. e scenegg.: Bruce Wagner dal proprio romanzo "Dead Stars" - Fotogr.(Panoramica/a colori): Peter Suschitzky - Mus.: Howard Shore - Montagg.: Ronald Sanders - Dur.: 111' - Produz.: Said Ben Said, Martin Katz, Michel Markt - VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI.
Interpreti e ruoli
Julianne Moore (Havana Segrand), Mia Wasikowska (Agatha Weiss), John Cusack (Sanford Weiss), Robert Pattinson (Jerome Fontana), Olivia Williams (Christina Weiss), Evan Bird (Benije Weiss), Sarah Gordon (Clarice Taggart), Kiara Glasco (Cammy), Dawn Greenhalg (Genie), Gord Rand (Damien Javitz), Carrie Fisher (se stessa)
Soggetto
La giovane Agatha arriva a Hollywood dalla Florida. Stringe amicizia con Jerome, autista di limousine e aspirante attore e scrittore, e diventa, tramite Carrie Fisher, l'assistente personale di Havana Segrand. Costei, già attrice di grido, è ora ossessionata dall'idea di girare il remake del film che ha reso famosa sua madre Clarice, star degli anni Sessanta morta in un incendio. Il motivo vero che ha portato Agatha in California è il tentativo di cercare una riappacificazione con i genitori (il padre Sanford, terapista famoso; la madre Christina che si occupa di gestire la carriera di Benjie, il figlio 13enne già diventato un divo di fiction televisive). Riconosciuta colpevole di aver attentato alla vita dei familiari, Agatha è stata appena dimessa dalla clinica in cui era stata a lungo ricoverata. L'incontro con i genitori e il fratellino produce effetti drammatici e distruttivi, nei quali resta coinvolta anche Havana, a sua volta incapace di gestire il proprio sistema nervoso.
Valutazione Pastorale
Bisogna andare subito nel "sotto genere". Non cioè nel 'cinema nel cinema', ma nel "Hollywood nel cinema". E' inevitabile, perché il mondo che campeggia sotto quella grande scritta sulla collina californiana esiste solo lì, senza possibili paragoni. Altri hanno già detto che in quelle strade, dentro quelle ville abitano l'inferno fatto persone, la malvagità e l'invidia come stile unico di vita. Arrivando dopo il recente excursus inquietante ma alquanto irrisolto di "The Canyons" di Paul Schrader (2013, visto a Venezia), Cronenberg assume come punto di partenza il copione scritto da Bruce Wagner e lo traduce con una messa in scena che si propone di non fare sconti, di non accettare scorciatoie. I compromessi esistenti dietro la realizzazione di un film (ricatti, soprusi, inganni) delineano un quadro che si sposta dalle storie alla cosiddetta vita 'reale'. Dentro la quale lo script fa cadere la presenza dell'incesto. Ed è una caduta rovinosa: perché mentre il racconto ne perde in freschezza, lo sguardo psicanalitico di Cronenberg lascia la briglia sciolta su eccessi e nefandezze, su ferite talmente profonde da risultare non rimarginabili, sulla furia omicida come unica possibile soluzione. Mettendo sullo stesso piano uomini e donne dai 13 anni all'età matura in una sorta di 'cupio dissolvi' che suggerisce l'idea di un nichilismo esistenziale, primo passo verso la perdita della ragione. Di fronte a questo nefasto materiale, che non assolve e non condanna, che non fa più differenza tra pubblico e privato, Cronenberg si pone in modo quasi distaccato, freddo e scostante. Sembra assente il regista, e forse indulge a qualche manierismo di troppo, a immagini che era più utile non far vedere. La sensazione è che invero si sia scavalcata l'idea di 'cinema nel cinema'. Il film non guarda se stesso ma lavora per gli altri mentre guardano il film. Sessualità artificiosa, compiacimenro, voyeurismo vanno presi con molto distacco e senza indulgenza. E' il momento perchè anche lo spettatore si chieda cosa vuole dal cinema del Terzo Millennio. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso e sicuramente scabroso.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare con molta attenzione sia in programmazione ordinaria sia in successive occasioni, con preferenza per un pubblico adulto in grado di recepire le numerose provocazioni della vicenda, e tenendo conto della presenza del divieto ai minori di 14 anni.