MEMORIE DI UNA GEISHA

Valutazione
Accettabile, problematico*
Tematica
Donna, Letteratura, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Rob Marshall
Durata
144'
Anno di uscita
2005
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Memoirs of a geisha
Distribuzione
Eagle Pictures
Soggetto e Sceneggiatura
Robin Swicord, Doug Wright tratto dal romanzo omonimo di Arthur Golden
Musiche
John Williams
Montaggio
Pietro Scalia

Orig.: Stati Uniti (2005) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Arthur Golden - Scenegg.: Robin Swicord, Doug Wright - Fotogr.(Scope/a colori): Dion Beebe - Mus.: John Williams - Montagg.: Pietro Scalia - Dur.: 144' - Produz.: Lucy Fisher, Steven Spielberg, Douglas Wick.

Interpreti e ruoli

Zhang Ziyi (Sayuri Nitta), Gong Li (Hatsumomo), Michelle Yeoh (Mameha), Ken Wàtanabe (il direttore generale), Tsai Chin (zietta), Togo Igawa (Tanaka), Cary Hiroyuki Tagawa (il barone), Youki Kudoh (zucca), Kenneth Tsang (il generale), Karl Yune (Koichi), Koji Yakusho (Nobu)

Soggetto

Giappone, 1929. Strappata alla famiglia e al villaggio di pescatori dove é nata, la piccola Chivo, 9 anni, viene venduta a una scuola per geishe di Kyoto. Qui comincia il duro apprendistato sull'arte di intrattenere gli uomini, su riti, musica, danze, cerimonie legate al té e alla scelta dell'abbigliamento. Ben più difficile di queste lezioni di comportamento si dimostra però la vita quotidiana a contatto con le altre geishe, a cominciare da Hatsumomo, la più importante. Si creano, e diventano sempre più pressanti, gelosie, rivalità, invidie. Cresciuta e maturata, Chivo respinge attacchi, insinuazioni, maldicenze, diventa la geisha più famosa col nome di Sayuri, pronta a ritrovare il direttore generale amato fin quando, da bambina, le aveva offerto un gelato. Ma lo scoppio della seconda guerra mondiale, la sconfitta giapponese e l'arrivo degli americani significa anche il tramonto del periodo d'oro delle geishe.

Valutazione Pastorale

All'origine c'é l'omonimo libro di Arthur Golden, un best seller come si sa ma di non facile trasposizione in immagini. Il quadro d'insisme é così fortemente e tipicamente giapponese che un approccio esterno difficilmente ne restituisce tutta l'originalità. Dalla pagina scritta al grande schermo, Rob Marshal prova ancora una volta a giocare la carta dell'affresco carico di spettacolarità. Ma se in "Chicago" l'operazione funzionava, qui il regista ha premuto troppo sul pedale della ricostruzione meticolosa, della cura formale, del particolare impeccabile. Ne deriva un racconto tutto affidato ad un crescente calligrafismo dal fiato corto e dal breve respiro. L'estetica, peraltro ammirevole, soffoca la drammaticità, e tutto ciò che di interessante poteva emergere resta detto solo con begli accenti e con impeccabile manierismo. La figura della geisha, il suo ruolo nella società giapponese, la presenza della famiglia, gli accenni di denuncia sociale sono tutti aspetti che ci sono e che diventano però troppo 'belle figure'. Aspetti positivi comunque che inducono, dal punto di vista pastorale, a valutare il film come accettabile e nell'insieme problematico. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria e proposto come ritratto, tra realtà e finzione, di un periodo cruciale della recente storia giapponese.

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