MI CHIAMO SAM

Valutazione
Accettabile, Semplice, dibattiti
Tematica
Bambini, Disabilità, Famiglia - genitori figli
Genere
Commedia
Regia
Jessie Nelson
Durata
132'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
I am Sam
Distribuzione
Nexo
Musiche
John Powell
Montaggio
Richard Chew

Orig.: Stati Uniti (2001) - Sogg. e scenegg.: Kristine Johnson, Jessie Nelson - Fotogr.(Normale/a colori): Elliot Davis - Mus.: John Powell - Montagg.: Richard Chew - Dur.: 132' - Produz.: Marshall Herskovitz, Jessie Nelson, Richard Solomon, Edward Zwick.

Interpreti e ruoli

Sean Penn (Sam Dawson), Michelle Pfeiffer (Rita Harrison), Dakota Fanning (Lucy), Dianne Wiest (Annie Cassel), Richard Schiff (Turner), Laura Dern (Randy Carpenter), Loretta Devine (Margaret Calgrove), Brad Allan Silverman . (Brad)

Soggetto

Uomo di età ormai matura ma con le capacità intellettive rimaste ferme allo sviluppo dei sette anni, Sam Dawson affronta una situazione estremamente difficile: dal rapporto con una donna fuggita dall'ospedale subito dopo il parto, é nata una bambina, Lucy, che lui ha cresciuto ed educato, anche con l'aiuto di Anne, una pianista vicina di casa. Ora Lucy compie a sua volta sette anni, é sveglia e vispa più del padre, e i servizi sociali ritengono che sia opportuno sottrarla a Sam e affidarla ad un'altra famiglia. Ma Sam per primo sa che, al di là dei criteri oggettivamente e socialmente riconosciuti, esiste un legame, un valore che solo lui può dare alla bambina, quello dell'amore paterno. Deve però dimostrarlo e, incassato il rifiuto di tanti avvocati, ne trova infine uno in Rita Harrison, donna all'apparenza sicura e grintosa. Il periodo successivo passa tra tribunali, visite psichiatriche, testimonianze che si alternano in aula. Nell'interrogatorio conclusivo, che Rita aveva cercato di preparare, Sam entra in crisi, perde il filo del discorso, e il giudice decide di affidare Lucy a nuovi genitori. Tra i due c'é Randy, la moglie, che si affeziona a Lucy e, dopo un po', ne chiede l'adozione. Sam, che non si è rassegnato, va a vivere vicino a loro, fa visita spesso a Lucy. Randy allora capisce la profondità di questo affetto e non vuole interromperlo. Sam da parte sua sa che ora Lucy può avere la mamma che non ha mai avuto, e conservare il suo vero papà.

Valutazione Pastorale

Cinema e handicap: le consuete osservazioni avanzate già in altre circostanze. Se il cinema europeo, che ha la pretesa autoriale del 'realismo', utilizza handicappati 'veri', quello americano trova nell'handicap il punto di partenza per mettere in mostra esemplari prestazioni attoriali (qui Sean Penn, come in passato Dustin Hoffmann). In entrambi i casi non mancano rischi e pericoli di vario tipo: la facile commozione, la immediata contrapposizione tra buoni e cattivi (qui il perfido pubblico ministero), qualche accomodamento sul piano narrativo per facilitare la soluzione finale. Ne deriva che evidenziare difetti è esercizio forse a sua volta superfluo. Un cinema che affronti questi temi serve, è comunque utile, mette lo spettatore di fronte a situazioni quotidiane difficili che richiedono saggezza, capacità di giudizio, sincerità e fanno parte di un vivere civile che coinvolge tutti i cittadini. Dire che il film è lungo (132'), un po' zuccheroso e ripetitivo non significa togliergli il merito di metterci di fronte a situazioni che comunque esistono e ci interpellano. Dal punto di vista pastorale, il film è dunque da valutare come accettabile, semplice nello svolgimento e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, e con più pertinenza in occasioni mirate per avviare riflessioni sui temi attuali che propone.

Le altre valutazioni

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