MIA MADRE FA L’ATTRICE

Valutazione
Consigliabile, realistico *
Tematica
Anziani, Cinema nel cinema, Famiglia - genitori figli
Genere
Documentario
Regia
Mario Balsamo
Durata
78'
Anno di uscita
2016
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
Bim/Cineama
Soggetto e Sceneggiatura
Mario Balsamo con la collaborazione di Michele Pellegrini da un'idea di Silvana Steafanimi
Musiche
Vittorio Cosma
Montaggio
Benni Atria

Orig.: Italia (2015) - Sogg.: da un'idea di Silvana Steafanimi - Scenegg.: Mario Balsamo con la collaborazione di Michele Pellegrini - Fotogr.(Panoramica/a colori): Simone Pierini - Mus.: Vittorio Cosma - Montagg.: Benni Atria - Dur.: 78' - Produz.: Hasenso con Rai Cinema - 33° TORINO FILM FESTIVAL (2015)IN CONCORSO.

Interpreti e ruoli

Silvana Stefanini (se stessa), Mario Balsamo (se stesso)

Soggetto

Mario Balsamo, regista 52enne, contatta la madre, vivace 85enne, intenzionato a realizzare un lavoro su di lei. L'anziana signora in gioventù era stata attrice e aveva girato nel 1954 il film "La barriera della legge" di Pietro Costa. Il suo ruolo era a dire il vero di secondo piano e il film stesso non aveva avuto grande successo di pubblico. Oggi però suo figlio cerca di ricostruire quella vicenda anche per far vedere alla mamma quella pellicola che lei non ha mai visto...

Valutazione Pastorale

"Noi non siamo come James Bond" ebbe nel 2012 una visibilità non superficiale perché dimostrava la possibilità di muoversi con scioltezza e dinamismo nelle pieghe del rapporto realtà/finzione. Fin dove l'utopia poteva estendersi e scontrarsi con il 'vero'. Lungo queste onde di mutevole dinamica si muove Balsamo anche in questa sua nuova prova, senza cambiare terreno (ancora sul documentario) e tuttavia riuscendo a mettere in piedi una forma più dilatata e mossa, insieme più ispida e introversa. Entra con decisione nel terreno del "cinema del cinema" e dalla porta non grandissima dei comprimari, di quelli nemmeno nominati nei titoli di coda. Alla madre Mario non fa sconti, taglia il traguardo finale di vedere con lei quel film mai visto prima ma deve ammettere che si tratta di una produzione complessivamente mediocre. Ma tant'è. E' evidente che il doc serve a creare le premesse per la riconciliazione, altrimenti impossibile, tra madre e figlio, e per far capire a lei che il cinema non le ha offerto le occasioni giuste. Così il viaggio in Toscana, nelle zone natali di lei, è una sorta di ritorno alle origini, tra memoria e occasioni non colte. Qui il film si fa malinconico in una sorta di ricerca del tempo perduto, nella sensazione che il tempo a disposizione si stia inesorabilmente consumando. Lo sguardo del regista (che fa largo uso di 'trasparenti', di colori accesi, di finzioni scenografiche) è denso di speranze e anche di preoccupazioni. Forse la signora Stefania vivrà ancora a lungo, ma intanto il figlio ha fatto solo per lei un prodotto che è memoria e omaggio, aggiungendo con la tecnologia il suo nome nei titoli e rimediando ad una falla della cronaca. E offrendo alla donna una decisiva possibilità: il provino con Carlo Verdone che da par suo lascia Stefania nella sensazione di aver sostenuto una buona prova. Generoso e aperto ma anche sostanzialmente fragile, il doc ha buone intenzioni non sempre risolte ma affidate a un umorismo doloroso e umbratile. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile e nell'insieme realistico.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come proposta di un testo documentaristico che mette insieme la realtà, la finzione, la suggestione dell'immagine e la sottotraccia della lettura filmica.

Le altre valutazioni

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