MILLENNIUM MAMBO

Valutazione
Accettabile-riserve, Problematico, dibattiti
Tematica
Donna, Politica-Società, Psicologia
Genere
Drammatico
Regia
Hou Hsiao-hsien
Durata
85'
Anno di uscita
2002
Nazionalità
Francia, Taiwan
Titolo Originale
Qianxi mambo
Distribuzione
Istituto Luce
Musiche
Yoshihiro Hanno, Giong Lim
Montaggio
Liao Ching

Orig.: Taiwan/Francia (2001) - Sogg. e scenegg.: Chu T'ien-wen - Fotogr.(Panoramica/a colori): Lee Bing Pin - Mus.: Yoshihiro Hanno, Giong Lim - Montagg.: Liao Ching-song - Dur.: 85' - Produz.: Chiu T'ien-wen, Eric Heumann.

Interpreti e ruoli

Shu Qi (Vicky), Jack Kao (Jack), Tuan Chun-hao (Hao-hao), Chen Yi-hsuan (Xuan), Takeuchi Jun . (Jun)

Soggetto

Arrivata da poco a Taipei in cerca di lavoro, la giovane Vicky comincia a frequentare i locali notturni. In uno di questi conosce Hao-Hao e avvia con lui una relazione. Hao Hao é a sua volta alla ricerca di lavoro ma, dopo poco tempo, la polizia lo arresta per uso e spaccio di stupefacenti. Dopo una breve conoscenza con il giapponese Xuan, Vicky accetta di esibirsi come ballerina in un altro locale, dove ad osservarla c'é Jack. Costui, modesto boss del luogo, la prende sotto la propria tutela, le assicura lavoro e protezione. Per Vicky sembra cominciare un periodo migliore, ma all'improvviso Jack, che doveva scoprire chi gli aveva rubato soldi nel locale, le dice che deve partire per Tokio, anche per cambiare un po' aria e stare lontano dai guai. Le assicura che si farà sentire, ma il tempo passa, Jack non torna e Vicky resta di nuovo sola nell'inverno nevoso di Taipei.

Valutazione Pastorale

Le due storie della protagonista con Hao Hao e con Jack sono raccontate ad incastro, ossia vissute dalla ragazza contemporaneamente. La scelta é finalizzata alla descrizione di un disagio esistenziale giovanile forte e profondo, di una confusione interiore che si risolve in rapporti non chiari, in relazioni che non raggiungono l'equilibrio. E' importante ricordare che ormai da un decennio dall'estremo oriente arrivano messaggi di forte intensità da parte di un cinema specchio di ansie e timori, attese e speranze, elementi convulsi di società in fase di accelerata trasformazione. Al pari di Tsai Ming-liang e Won Kar-wari, Hou Hsiao-Hsien tratteggia una storia incompiuta, frenata nell'azione, nei gesti, nelle parole, affidata a tonalità forse monocordi ma sofferte. Un diario minimo, detto dalla voce f.c. della ragazza che ripensa al 2001 come a fatti successi dieci anni prima: un diario sui tempi sospesi, sulle emozioni dolenti, su un livello psicologico ripiegato su se stesso. Meditazioni sul futuro affidata al trascorrere delle stagioni, riferimenti contenuti alla preghiera, squarci di degrado su eros e alcool: il film segnala anche un'idea di cinema come luogo di riscatto e, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, con riserve per qualche passaggio insignificante, problematico e adatto a dibattiti. UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film si presta per occasioni mirate per avviare riflessioni sul cinema dell'estremo oriente, su motivi comuni e/o differenze con l'Europa e l'Occidente.

Le altre valutazioni

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