
Orig.: Stati Uniti/Italia/Spagna (2016) - Sogg. e scenegg.: Fabio Guaglione, Fabio Resinaro - Fotogr.(Scope/a colori): Sergi Vilanova Claudin - Mus.: Andrea Bonini - Montagg.: Matteo Santi, Fabio Guaglione, Filippo Mauro Boni - Dur.: 106' - Produz.: Peter Safran, Andrea Cucchi, Isaac Torras, Pasquale Pozzessere, Patrizia Fersurella.
Interpreti e ruoli
Arnie Hammer (Mike Stevens), Annabelle Wallis (Jenny), Tom Cullen (Tommy Madison), Clint Dyer (il berbero), Juliet Aubrey . (madre di Mike), Geoff Bell (padre di Mike)
Soggetto
Due soldati americani sono attestati su una posizione strategica in attesa dell'arrivo di alcune persone. Quando si preparano a tornare al campo base, Tommy, uno dei due, mette inavvertitamente il piede su una mina antiuomo che esplode, uccidendolo. Il suo amico Mike di colpo si paralizza, consapevole della impossibilità di muoversi...
Valutazione Pastorale
I due registi si sono conosciuti nel 1995 in un liceo scientifico di San Donato Milanese, accomunati dalla passione per fumetti, scrittura, cinema, musica. Il puntiglio con cui hanno condiviso questi interessi li ha portati, attraverso tappe successive e brevi prove su formati diversi, a percorrere un cammino che li ha portati a lavorare da una parte e dall'altra dell'oceani, con lo sviluppo di diversi progetti con alcune Major americane. Arriva così il 2014 con l'annuncio di "Mine", primo film scritto e diretto dalla coppia, che ottiene la presenza come protagonista di Armie Hammer, già visto in film come "The Lone Ranger", "The social network", "J.Edgar"... E' una storia che meritava di essere riassunta, perché esemplare di un certo successo ottenuto con vigore e caparbietà nel precario mondo del cinema da due ragazzi che hanno fatto forza solo sulla propria convinzione. Ricordati per dovere di cronaca i precedenti, resta il film col quale confrontarsi per capire i risultati raggiunti. Se da una parte c'è il pregio di una storia di taglio universale (siamo in un deserto, si pronunciano poche parole), dall'altra si palesa il rischio che l'unità di luogo e di azione produca un realismo omogeneo e uniforme, con poche variazioni. La solitudine del protagonista resiste per la prima ora, salvo poi aprirsi ad un crescendo di miraggi, visioni, metafore tra visto e immaginato. Il rimando della solitudine di Mike a quella dei due registi, costretti a difficili scelte di stile e di narrazione un po' crea interesse un po' banalizza il percorso filmico. Ne esce un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e nell'insieme problematico.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni come valido esempio di film di genere, poggiato su tensione e suspence.