Orig.: Italia/Francia (2006) - Sogg.: ispirato al romanzo "Il fasciocomunista" di Antonio Pennacchi - Scenegg.: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Daniele Luchetti - Fotogr.(Panoramica/a colori): Claudio Collepiccolo - Mus.: Franco Piersanti - Montagg.: Mirco Garrone - Dur.: 100' - Produz.: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini per Cattleya.
Interpreti e ruoli
Elio Germano (Accio), Riccardo Scamarcio (Manrico), Diane Fleri (Francesca), Angela Finocchiaro (la madre), Massimo Popolizio (il padre), Luca Zingaretti (Mario Nastri), Anna Bonaiuto (moglie di Nastri)
Soggetto
I fratelli Accio e Manrico crescono nella Latina del 1962. Con loro i genitori e una sorella. Carattere perennemente litigioso, Accio diventa fascista. Manrico e la sorella seguono invece le idee del '68 e militano a sinistra. Liti e scontri sono all'ordine del giorno. E, ad aggravare la situazione, anni dopo ci si mette anche Francesca, fidanzata di Manrico, ma che anche ad Accio piace senza che lo possa dire. Durante un'occupazione universitaria, Accio prende posizione contro i suoi 'camerati', e da quel momento cambia atteggiamento. Diventa anche lui di sinistra, ma sopratutto cerca di essere meno isterico e aggressivo. Così le strade dei due fratelli ancora una volta si dividono. E Accio non può fare niente per impedire che Manrico, entrato nella lotta armata, venga inseguito dalla polizia e ucciso durante una fuga.
Valutazione Pastorale
E' solido e convincente questo affresco che Daniele Luchetti ha tratto dal romanzo "Il fasciocomunista" di Antonio Pennacchi. Forse diverso dal libro (il cinema 'deve' fare così), forse più sintetico e semplificato. Ma il periodo c'è tutto, c'è l'epoca con i suoi fermenti, le aspirazioni, le confusioni mentali e culturali, le idee e anche le ideologie. Insomma quello che poteva portare avanti e quello che ha portato indietro in un coacervo di contraddizioni che rappresenta l'Italia del momento transitata in quella di oggi. Luchetti ricostruisce la storia attraverso pagine di cronaca vive e palpitanti, che inchiodano l'attenzione di chi conosce quel periodo e dilatano amarezze, sentimenti, delusioni, sfiducia, voglia di ricominciare. Un racconto vitale, solo un po' squilibrato, ma coraggioso e diretto, senza svicolamenti o incertezze. Dal punto di vista pastorale, il film é da valutare come accettabile, problematico e adatto per dibattiti. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria, e da proporre in molte occasioni come avvio alla riflessione sull'Italia del ventennio '60-'70.