MIO PAPÀ È IL PAPA

Valutazione
Inaccettabile, Insulso
Tematica
Genere
Farsesco
Regia
Peter Richardson
Durata
97'
Anno di uscita
1993
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
THE POPE MUST DIE
Distribuzione
D.A.R.C.
Soggetto e Sceneggiatura
Peter Richardson, Pete Richens
Musiche
Anne Dudley, Jeff Beck
Montaggio
Katherine Wenning

Sogg. e Scenegg.: Peter Richardson, Pete Richens - Fotogr.: (panoramica/a colori) Frank Gell - Mus.: Anne Dudley, Jeff Beck - Montagg.: Katherine Wenning - Dur.: 97' - Produz.: Stephen Woolley

Interpreti e ruoli

Robbie Coltrane (Don Davide Albinizi), Beverly D'Angelo (Veronica Dante), Herbert Lom (Vittorio Corelli), Paul Bartel (Monsignor Vitchie), Peter Richardson (Bish), Salvatore Cascio (Paulo), Alex Rocco (Cardinale Rocco), Balthazar Getty, Adrian Edmondson, John Session, Steve O' Donnel

Soggetto

alla morte del Pontefice, si scatena a Roma la lotta per la successione. Il cardinale Rocco convince i porporati che l'uomo giusto è Monsignor Albini, in realtà un individuo manovrato dal potente banchiere Vittorio Corelli. Per un errore nel comunicare il nome del neo-eletto, lo sconosciuto Don Albinizi, che ama il rock e gli orfanelli, viene consacrato Papa. Il cardinale Rocco e Corelli (la cui figlia, Lucia, se la intende con la rockstar Joe Don Dante) sono i principali artefici dell'uso illecito dei fondi del "Banco del Vaticano" sono convinti di poter manipolare Albinizi: costui, controllando personalmente i libri contabili e sorprendendo Rocco a colloquio con un militare sudamericano per vendergli armi, lo caccia via. Ma Rocco e Corelli, indagando nel passato di Don Albinizi, scoprono che, prima di farsi prete, ha avuto una relazione con una turista italo-americana, Veronica Dante. Costei, penetrata negli appartamenti papali travestita da suora, informa il pontefice che è lui il padre di Joe Don Dante. Costui frattanto coinvolto nell'esplosione della roulette insieme a Lucia Corelli ha solo il tempo di conoscere il padre prima di spirare. Albinizi scopre però le trame di Corelli, e chiude il "Banco del Vaticano". Ma lo scandalo lo travolge e deve dimettersi; inoltre Veronica lo scaccia per un falso memoriale pubblicato a suo nome su una rivista. Ridotto a suonare la chitarra per le strade, ritrova Paolo, un orfanello, e anche Veronica, con cui ha un chiarimento. Intanto Corelli uccide Rocco e tenta di farsi eleggere Papa, ma l'intervento in extremis di Albinizi, travestito da guardia svizzera, sventa il complotto. Il prete decide di rifarsi una vita laica con Veronica e il piccolo Paolo, mentre Pontefice viene eletta la suora ex governante del Papa.

Valutazione Pastorale

che nel mondo britannico covi, dai tempi di Enrico VIII, un certo atteggiamento pieno di becero livore contro la Chiesa cattolica ed i suoi rappresentanti, e nella fattispecie contro il suo Pastore, è cosa ovvia, ma si pensava che dopo il Concilio Vaticano II e dopo i progressi compiuti in campo ecumenico in tutti questi anni, certi aspetti, per molti versi grotteschi, di questa velenosa quanto noiosa diatriba fossero superati. Questo sgangherato film annulla questa supposizione, anche se certamente soggettista e regista, per il modo con cui si esprimono, non sembrano certo coltivare nozioni religiose. Purtroppo sembrano anche ignorare le più elementari regole del cinema satirico: infatti, quando ci si permette di ironizzare su fatti e personaggi è bene almeno fornirsi di adeguate nozioni realistiche al riguardo altrimenti si rischia, come in questo caso, di satireggiare maldestramente ed in maniera insulsa. Stendendo un velo pietoso sulla recitazione ed il testo, basta soffermarsi sulla scenografia, ricreata in Jugoslavia, di risibili ambienti "vaticani" che sono forse l'unica nota veramente comica del film, con l'alternarsi, con una impudenza cineamatoriale, di scene di repertorio girate a Piazza San Pietro. L'irriverenza della trama e la pesantezza delle insinuazioni, nonchè la sguaiataggine di battute e situazioni, rendono ovviamente inaccettabile il film, anche se la povertà della sua confezione, costituisce forse la miglior condanna del suo insulso contenuto.

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