NERO

Valutazione
Inaccettabile, Farneticante
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Giancarlo Soldi
Durata
99'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
NERO
Distribuzione
Titanus Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Tiziano Sclavi, Giancarlo Soldi ispirato al romanzo "Nero" di Tiziano Sclavi
Musiche
Mau Mau
Montaggio
Mauro Bonanni

Sogg.: ispirato al romanzo "Nero" di Tiziano Sclavi - Scenegg.: Tiziano Sclavi, Giancarlo Soldi - Fotogr.: (panoramica/a colori) Luca Bigazzi - Mus.: Mau Mau - Montagg.: Mauro Bonanni - Dur.: 99' - Produz.: Intersound, Titanus Distribuzione

Interpreti e ruoli

Sergio Castellitto (Federico Zardo), Chiara Caselli (Francesca Mai), Carlo Colnaghi, Luis Molteni, Hugo Pratt, Osvaldo Salvi, Luigi Rosatelli Francesca Borelli, Luca Perotta

Soggetto

di notte, a Milano, in una strada solitaria, Federico è nervosissimo e terrorizzato da eventuali aggressioni di teppisti, mentre attende la fidanzata Francesca in auto, sotto la finestra dell'appartamento di Zardo, in cui lei si trova. Finalmente la donna lo raggiunge, dicendogli che l'ex amante non ha fatto storie, ma, giunta a casa di Federico, si accorge di aver lasciato la crema anticellulite nell'altro appartamento, e insiste finché l'uomo accetta di andargliela a prendere. Entrato in casa di Zardo, dove la porta è aperta, Federico vi trova il proprietario morto, con la gola squarciata, e subito si mette a pulire il sangue, poi si fa la doccia, quindi riceve due poliziotti, chiamati da una vicina, allarmata da rumori sospetti. Tranquillizzati gli agenti, ai quali si è presentato come Federico Zardo, e rimasto solo, il giovane riesce a stento a far entrare il cadavere in una valigia, che trascina faticosamente fino alla sua macchina, e chiude nel portabagagli. Giunto a casa, e avvertito da un biglietto di Francesca che è andata al cinema con l'amica Maristella, egli trasporta in campagna il cadavere e scava una buca, ma l'arrivo di un contadino sospettoso, con un cane feroce, lo costringe ad uccidere l'animale, mentre l'uomo viene colpito da infarto. Ma nell'auto Federico trova la valigia vuota: il cadavere è scomparso, e a casa lo attende un losco investigatore privato, D'Ambrosi, che lo scambia per Zardo, e si dice assunto da sua madre, preoccupata dal passato burrascoso della sua fidanzata, poi gli chiede molto denaro per rendergli il cadavere, di cui si è impossessato. Da ora Federico diventa Zardo per tutti, e si persuade che deve eliminare il ricattatore, al quale dà appuntamento nella casa del morto. Ambrosi telefona in seguito a Federico comunicandogli di aver violentato e ucciso sua madre, incendiandone poi la villa per distruggere le prove, e il giovane, narrato tutto a Francesca, viene da lei aiutato a tentare di uccidere l'investigatore con una scure, ma l'uomo si riprende e finisce casualmente impiccato al balcone. Stavolta la salma viene chiusa in un grosso pacco, che i due amanti fanno sparire in campagna. Raggiungono quindi la casa di Ambrosi, per cercarvi eventuali indizi sul primo cadavere, ma qui Federico riceve una misteriosa telefonata da parte di un "Capo", che lo crede D'Ambrosi, e lo ricatta, dicendosi in possesso del cadavere di Zardo, e pretende perciò che egli uccida un esponente della mafia. La vittima è il padre di Federico: questi lo trova a letto malato, e lo soffoca con un cuscino, ricevendo più tardi i complimenti del "Capo", il quale ha lo stesso suo viso, ma porta una calotta di plastica per sembrare calvo. Infine Francesca e Federico discutono: lei ha deciso di lasciarlo, perché è troppo nevrotico e ha necessità di farsi curare; poi se ne va, nonostante egli le dica che l'ama. Federico, piangente, si guarda allo specchio e si taglia la gola nel bagno, quindi, agonizzante, geme a terra, in un lago di sangue.

Valutazione Pastorale

il regista Giancarlo Soldi non ha saputo dominare la materia drammatica di questo soggetto farneticante. Perciò la storia irreale, frutto della immaginazione malata di uno psicopatico, che si sdoppia continuamente in due personaggi, Federico e Zardo, passando attraverso una serie di incredibili assassini fantastici, resta un guazzabuglio irritante di rimasticature di opere sia letterarie che cinematografiche, mal amalgamate fra loro. Fattore dominante del lavoro è il sadismo, visto però con un pizzico di furba ironia, che si esprime sia nel modo di affrontare con dileggio le varie morti, sempre solo immaginarie, ma comunque piene di sangue e di particolari troppo crudeli, sia nel ripetere molte volte scenette riguardanti personaggi di contorno. Alla fine il protagonista, abbandonato dalla fidanzata, si taglia davvero la gola, per incapacità di affrontar la vita. Deludente la prova di Sergio Castellitto, che appare inespressivo nel doppio ruolo di Federico e di Zardo, e spesso sgradevole Chiara Casel-li nella parte di Francesca. Valida la fotografia di Luca Bigazzi, che rappresenta efficacemente una opprimente Milano notturna.

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