NOSFERATU A VENEZIA

Valutazione
Inaccettabile, Farneticante
Tematica
Genere
Horror
Regia
Augusto Caminito
Durata
97'
Anno di uscita
1988
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
NOSFERATU A VENEZIA
Distribuzione
Medusa Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Augusto Caminito Carlo Alberto Alfieri, Leandro Lucchetti
Musiche
brani tratti dal "Album Mask" di Vangelis
Montaggio
Claudio Cutry

Sogg.: Carlo Alberto Alfieri, Leandro Lucchetti - Scenegg.: Augusto Caminito - Fotogr.: (panoramica/a colori) Antonio Nardi - Mus.: brani tratti dal "Album Mask" di Vangelis - Montagg.: Claudio Cutry - Dur.: 97' - Produz.: Scena Film Production Rete Italia - Vietato ai minori degli anni quattordici

Interpreti e ruoli

Klaus Kinski (Nosferatu), Barbara De rossi (Helietta Cavins), Christopher Plummer Yorgo Voyagis (Paris Catalano), Anne Knecht (Giuseppe Barnabb), Donald Pleasence (Maria Cavins), Maria C. Cumani (Don Alvise), Alvire Audrey, Flores Amaya

Soggetto

la patrizia veneziana Helietta Canins invita nella città dei Dogi uno studioso inglese, Paris Catalano, esperto in vampirismo. Essa vuole che venga a cessare per sempre quell'atmosfera cupa di leggende e di orrori che ancora grava nel suo palazzo, dove vive con la nonna e la giovanissima sorella Maria. Due secoli prima, infatti, mentre a Venezia imperversavano carnevale e peste, un'ava era stata vittima del vampiro (che una leggenda tramanda essere egli poi morto là) e con lui svanita nel nulla. Nei sotterranei del palazzo tuttora esiste un misterioso sarcofago cerchiato di ferro ed Helietta, pensando che Nosferatu sia proprio là dentro, invita Paris ad eliminarne per sempre i resti. Il vampiro, evocato in una seduta spiritica, piomba a Venezia, mentre, scoperchiato il sepolcro vi si trova il corpo dell'ava Letizia, stranamente somigliante ad Helietta. Ma stanare ed esorcizzare Nosferatu si rivela impresa impossibile, sia a sacerdoti, sia a Paris, sia anche a Giuseppe Barnabò, l'amante di Helietta. Una dopo l'altra le vittime si susseguono, uccise da morsi fatali. Muoiono la nonna di Helietta, quest'ultima ed una sua giovane amica. Nosferatu appare e scompare, inattaccabile perfino dalle fucilate e in più seducente, malgrado le sue fattezze, agli occhi delle donne che egli vampirizza, contagia e sa fare all'occorrenza resuscitare. Egli sa di poter essere liberato e morire ad una sola condizione: quella di essere amato da una fanciulla vergine. Maria è la prescelta ma, proprio nell'attimo in cui Nosferatu sembra conseguire il suo massimo obiettivo in una villa fatiscente sull'Isola dei cani, in laguna Barnabò arrivato sul posto spara ancora una fucilata, lasciando indenne il mostro e ferendo la ragazza. Dopo essersi vendicato dell'uomo, Nosferatu vampirizza Maria e con lei sulle braccia lascia Venezia verso un comune, atroce destino.

Valutazione Pastorale

all'evocazione spiritica ed alla rivisitazione si è cimentato Angelo Caminito, dando allo stesso Kinski vesti più moderne e affidandosi al suo volto pietrificato, senz'altro una maschera tragica. Il film è tedioso, lento e faticato: Nosferatu deambula zombeggiando in una Venezia deserta, fumigante di nebbia, notturna e siderale, che una buona fotografia rende misteriosa e sinistra. I dettagli sono curati e l'ambientazione (paesaggi lagunari, ville fatiscenti e interni patrizi) pure. Tutta la vicenda è imperniata tra il leggendario, il rituale e l'horror vampiresco (che comprende cavicchi, crocifissi e formule esorcistiche). Ed è evidenziata dalla goffaggine dei due preti in scena (l'esorcista e l'altro, una specie di cappellano di famiglia, sempre tra i piedi a gustare tartine e a sgranocchiare dolcetti), il che si risolve in gratuito dileggio. Qualche sequenza sul moderno carnevale veneziano tornato di moda con vesti sontuose, colori splendidi e gioielli barocchi e fastosissimi consente una incursione non sgradevole, come alternativa a tutto ciò che nel film vi è di brumoso di livido e di orripilante. Musica assai enfatica (qualche brano attinge all'album Mask di Vangelis e di per sé non manca di suggestioni, anche se punta sul registro di una sacralità che qui, dato il soggetto, appare incongrua.

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