OLD BOY

Valutazione
Inaccettabile, negativo
Tematica
Male, Violenza
Genere
Drammatico
Regia
Park Chan-Wook
Durata
119'
Anno di uscita
2005
Nazionalità
Corea del Sud
Titolo Originale
Old Boy
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Hwang Jo Yun, Lim Yun Hyung, Park Chan Wook tratto da una storia a fumetti manga di Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi
Musiche
Young Wuk Cho
Montaggio
Sang Beom Kim

Orig.: Corea del Sud (2004) - Sogg.: tratto da una storia a fumetti manga di Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi - Scenegg.: Hwang Jo Yun, Lim Yun Hyung, Park Chan Wook - Fotogr.(Scope/a colori): Chung Hoon Chung - Mus.: Young Wuk Cho - Montagg.: Sang Beom Kim - Dur.: 119' - Produz.: Kim Dong Joo.

Interpreti e ruoli

Choi Min-sik (Oh Dae-Su), Yoo Ji-Tae (Lee Woo-Jin), Gang Hye-Jung (Mido), Yun Jin-Seo (Su-A), Kim Byeong-O, Ji Dae Han

Soggetto

Senza apparente motivo, un certo Oh Dae-su, che vive con moglie e figlia, viene rapito e resta per quindici anni prigioniero in una stanza. Dalla televisione viene a sapere dell'omicidio brutale della moglie. Il desiderio di vendetta matura in lui e gli dà la forza per arrivare fino al giorno in cui, altrettanto misteriosamente, viene liberato. Più tardi riceve una chiamata dal suo sequestratore, perde i sensi, viene soccorso dalla cameriera Mi-do, inizia con lei una relazione, si trova finalmente faccia a faccia con il rapitore, che gli propone di riuscire a capire in cinque giorni chi l'ha rapito e perchè. Per Oh Dae-su comincia un gioco crudele che lo porta a prendere contatto con la realtà di un incesto, commesso forse in modo involontario. Nel tentativo di espiare, l'uomo arriva a tagliarsi la lingua. Ma non basta. Tempo dopo, ecco Oh Dae-su ormai anziano sottoporsi ad una sorta di ipnosi al contrario. Mentre nevica, Mi- do è con lui e gli dice: "Io ti amo".

Valutazione Pastorale

Il copione è totalmente costruito su una sequela di violenza angosciosa e abietta. Tutte le azioni, le crudezze, i momenti esecrabili avvengono senza una spiegazione plausibile, e così in modo naturale e quasi 'logico' nasce l'idea della vendetta come unica spinta di sopravvivenza. Ne deriva che il regista mette in scena una sofferenza gratuita, spinta al parossismo del dolore per indurre a convincere circa l'ineluttabilità di una simile reazione. Odio genera odio, e qui c'è il male, c'è il mostro che (forse) vive dentro ognuno di noi, e c'è bassezza e sordità morale durante e alla fine di un percorso che non prevede espiazione né perdono. Opera quindi aspra perchè priva di catarsi, condannata al silenzio dalla scelta di recidere la lingua e quindi all'impossibilità di far parlare gli stati d'animo, le emozioni. Un panorama buio, un mondo senza speranza per un film certamente di spessore sotto il profilo espressivo ma che, dal punto di vista pastorale, é da valutare come inaccettabile e negativo. UTILIZZAZIONE: é da evitare sia in programmazione ordinaria, sia in altre circostanze. Molta attenzione è da tenere per i minori in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.

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