PANE E FIORE

Valutazione
Problematico, Raccomandabile, dibattiti**
Tematica
Metafore del nostro tempo, Pace, Tematiche religiose
Genere
Metafora
Regia
Mohsen Makhmalbaf
Durata
75'
Anno di uscita
1997
Nazionalità
Iran
Titolo Originale
NUN VA GOLDUN
Distribuzione
Tandem Distribu-zione
Soggetto e Sceneggiatura
Mohsen MakhmalbafMohsen Makhmalbaf
Montaggio
Mohsen Makhmalbaf

Sogg e Scenegg.: Mohsen Makhmalbaf - Fotogr.: (Panoramica/a colori) Mahmoud Kalari - Montagg.: Mohsen Makhmalbaf - Dur.: 75' - Produz.: Pakshiran

Soggetto

Il regista Mohsen Makhmalbaf deve scegliere gli attori del suo prossimo film dal titolo Salaam Cinema, e a questo scopo pubblica un annun-cio sul giornale. Tra i numerosi candidati, si presenta anche un quarantenne che risulta essere un ex poliziotto. Dopo un po’ Makhmalbaf lo riconosce: i due si erano incontrati venti anni prima quando Makhmalbaf, che militava nel-l’opposizione al regime dello Scià, aveva organizzato insieme ad altri un atten-tato ed aveva accoltellato il poliziotto di guardia per sottrargli la pistola. Allora il regista, invece di offrirgli una parte, gli propone di ricostruire in un film quell’evento drammatico. Ognuno di loro sceglierà un giovane interprete per il proprio personaggio, attraverso il quale fornire una versione dei fatti. L’ex poliziotto è molto reticente, c’è di mezzo il ricordo di una ragazza che lui vedeva passare ogni giorno davanti alla sua postazione e di cui si era innamo-rato. Alla fine però i due giovani vengono scelti ed anzi, a poco a poco, è la loro storia a prendere il sopravvento: quello che fa il poliziotto è interessato solo a salvare una piantina di rose, mentre quello che fa il regista vorrebbe sal-vare l’umanità e non se la sente di accoltellare il rivale. Alla ragazza che rico-pre il ruolo di quella di venti anni prima, entrambi offrono pane e fiore.

Valutazione Pastorale

si tratta di un film che, al pari del recente “Il sapo-re della ciliegia”, riassume il passato e il presente di una società iraniana a lungo chiusa in un dogmatismo religoso e politico che si è rivelato sterile e controproducente ed ora cerca di costruire un futuro di apertura e dialogo. Proprio il cinema diventa forma di comunicazione privilegiata: assumendo la lezione del neorealismo italiano, Makhmalbaf va alle radici di un linguaggio scarno e asciutto ma anche di grande intensità. Film eccellente, di notevole valore, anche dal punto di vista pastorale. Si sente forte la passione del regi-sta per il proprio lavoro, l’idea di un cinema pieno di speranza, terreno di incontro tra il vecchio e il nuovo Iran e luogo di riconciliazione per quanti vogliono il superamento dell’integralismo e un maggiore rispetto per l’uomo e la donna come individui. La cronaca del film nel film scardina il trascorre-re del tempo reale e diventa metafora di una condizione più universale: un invito alla pace, a raccogliere la voglia d’amore dei giovani, a riscoprire il valore dei rapporti semplici e sinceri. Utilizzazione: a livello di pubblico vasto può sorgere qualche difficoltà di apprezzamento del linguaggio, ma con opportuni strumenti di supporto, il film è da utilizzare, magari in occasioni mirate, come occasione preziosa di conoscenza e di approfondimento di culture lontane. Vi traspare una medita-zione che tocca valori spirituali e trascendenti, secondo quell’ottica orientale con la quale bisogna confrontarsi per trovare punti di contatto e incontro.

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