PAROLA E UTOPIA

Valutazione
Accettabile, complesso *
Tematica
Libertà, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Storia, Tematiche religiose
Genere
Metafora
Regia
Manoel De Oliveira
Durata
133'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Brasile, Francia, Portogallo, Spagna
Titolo Originale
Palavra e utopia
Distribuzione
Mikado Film
Musiche
Carlo Paredes, Massimo Scapin
Montaggio
Valerie Loiseleux

Orig.: Portogallo/Francia/Brasile/Spagna (2000) - Sogg. e scenegg.: Manoel de Oliveira - Fotogr.(Panoramica/a colori): Renato Berta - Mus.: Carlo Paredes, Massimo Scapin - Montagg.: Valerie Loiseleux - Dur.: 133' - Produz.: Paulo Branco.

Interpreti e ruoli

Lima Duarte (padre Antonio Vieira), Luis Miguel Cintra (p. Vieira in età diverse), Ricardo Trepa (padre José Soares), Miguel Guilherme (la regina Cristina di Svezia), Leonor Silveira (padre Jeronimo Cattaneo), Renato De Carmine (Inquisitore capo), Diogo Dòria (generale Inquisitore), José Manuel Mendes (Re Joao IV), Rogerio Vieira .

Soggetto

Nel 1663 in Portogallo il gesuita padre Antonio Vieira viene convocato dal Tribunale dell'Inquisizione. Una serie intricata di complotti di corte e un equivoco modesto ma ingigantito hanno compromesso la posizione del sacerdote che tutti conoscono come amico di Re Joao IV. Vieira tiene un'appassionata difesa dei principi che hanno sempre ispirato la propria azione pastorale, poi si ritira. In attesa del giudizio rivive il passato: gli anni della gioventù trascorsi in Brasile, il periodo del noviziato a Bahia a contatto con i terribili problemi della popolazione, i successi della sua predicazione e la notorietà dal pulpito. Dopo che l'Inquisizione lo ha privato della libertà di parola, si trasferisce a Roma. Anche qui in breve si fa conoscere e apprezzare per serietà e impegno. Il Papa lo trattiene sotto la propria giurisdizione. La regina Cristina di Svezia, in soggiorno a Roma, lo sceglie come confessore personale. Vieira pero avverte sempre di più la lontananza dalla terra natale. Torna in Portogallo ma il nuovo Re don Pedro lo accoglie senza troppo entusiasmo. Il gesuita decide allora di partire di nuovo per il Brasile. Qui trascorre gli ultimi anni di vita.

Valutazione Pastorale

Il film è del 2000, presentato in concorso alla Mostra di Venezia di quell'anno. Dopo, il 93enne regista portoghese ha girato "Ritorno a casa", e non sembra intenzionato a fermarsi. Come in molta parte della sua lunga attività iniziata nel 1929, anche in "Parola e utopia" de Oliveira non smette di occuparsi di temi a lui molto cari: il pregiudizio, la difesa delle idee, la possibilità per l'individuo di vivere un'esistenza piena e nel rispetto del comune vivere civile. In questo quadro la sfera religiosa occupa un ruolo certo non secondario. Anche se si sviluppa lungo oltre due ore (133') e tocca molte vicende storicamente documentate, il film non é una biografia. Più che i fatti a de Oliveira interessano i sermoni del gesuita, ossia il momento dei suoi interventi sul 'farsi' della Storia intorno a lui. L'anziano regista non ha timore di fermare la m.d.p. sul protagonista e di osservarlo (e noi con lui) mentre riflette con toni forti sui temi fondamentali di una società in preda a contraddizioni e bruschi cambiamenti. Ne derivano immagini asciutte, essenziali, rigorose che tengono l'attenzione ben stretta su quello che sta accadendo e che interpellano la coscienza di tutti. Disegni e stampe fanno da raccordo tra una sequenza e l'altra. Al centro il gesuita, la sua ricerca di moralità, di sincerità, di pulizia interiore. Una predicazione fluida, povera ma consapevole: come il film. C'è concordanza tra il linguaggio di Vieira e quello del regista. Entrambi auspicano che le idee espresse con la parola (o l'immagine) non rimangano utopia ma divengano lievito di una migliore comprensione reciproca. de Oliveira non è un credente esplicito ma anche in questa, come in precedenti occasioni (vedi "La lettera"), il suo esprimersi per simboli rimanda ad una concezione esistenziale in cui le ragioni dello spirito sono a pieno titolo ascoltate nella costruzione dell'equilibrio dell'individuo, del cittadino, dell'uomo razionale. Dal punto di vista pastorale, il film é dunque intenso e sofferto, denso di suggestioni rilevanti, da valutare come accettabile, e senz'altro complesso per stile, taglio narrativo, impegno. UTILIZZAZIONE: il film è da utilizzare in programmazione ordinaria, e da riproporre in occasioni più mirate come esempio di film europeo coerente e sostanzioso, nell'ambito di un cinema sintesi di pittura, letteratura, filosofia.

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