QUALCUNO DA AMARE

Valutazione
Accettabile, Problematico
Tematica
Psicologia
Genere
Commedia
Regia
Henry Jaglom
Durata
112'
Anno di uscita
1988
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
SOMEONE TO LOVE
Distribuzione
Bim Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Henry Jaglom

Sogg. e Scenegg.: Henry Jaglom - Fotogr.: (normale/a colori) Henry Jaglom - Mont: Henry Jaglon - Dur.: 112' - Produz.: International Raimbow Pictures

Interpreti e ruoli

Henry Jaglon (Regista), Orson Welles (Orson Welles), Sally Kellerman (Edith), Andrea Marcovicci (Miky), Gelardine Baron (Ellen), Stephen Bishop (Pianista), Romee Blakley, Minda Burr, Jeff Dowd, Deborah Edwards

Soggetto

a Santa Monica, un magnifico cinema costruito nel 1911 deve essere demolito. Ne sono proprietari due fratelli, il minore dei quali lavora come regista e ha pensato di dare una festa nel locale sia in onore del fratello maggiore, arrivato sul posto, sia per filmare una serie di interviste. I rapporti tra i due fratelli non sono mai stati eccellenti: più intellettuale il regista, più pragmatico il secondo, Miky. Scapoli tutti e due, il regista intrattiene una relazione un pò pigra (e non per colpa sua) con una attrice (Ellen), l'altro ondeggia tra scetticismo e timidezza e, a parte qualche fugacissima avventura occasionale, è rimasto sempre solo e indeciso. Gli invitati all'incontro sono quasi tutti attori o comunque gente di spettacolo, in parte divorziati (le donne) e accettano di parlare di sé e delle proprie scelte di vita sul tema "perché si è soli". Vi sono Edith (una attrice di successo, ma infelice); Ellen, una bruna jugoslava immigrata negli Stati Uniti; un cantante; un compositore-pianista e molti altri: tutti soli, qualcuno almeno in apparenza rassegnato e coraggioso nel tirare avanti, le donne in grandissima maggioranza desiderose di avere un marito ed un figlio. Il regista pone domande stimolanti, riprende le singole confessioni e così, nel quadro della festa, forse anche il materiale per un film sulla solitudine è raccolto. Esso sarà dedicato ad Ellen per celebrare la festa di San Valentino, alla quale la donna tiene moltissimo fin dalla propria adolescenza. E un abbraccio tra i due più tenero del solito suggella la data, mentre Miky che praticamente una volta di più non è riuscito a legare con nessuno, vede gentilmente, ma inequivocabilmente respinta la propria offerta di amore da parte di Edith, ormai decisa a rimettersi con il marito che ama tuttora. Alla fine, Orson Welles - che ha seguito ogni episodio dall'ultima fila di poltrone del fastoso teatro - riassume tra frammenti di verità e boutades il suo pensiero sulla tematica che il regista si era proposto di affrontare e trattare.

Valutazione Pastorale

il tema della solitudine - specie se riferito, come appare chiaro, alla gente del tempo attuale e a tutto ciò che esso implica per le scelte di vita imposte o da operare - senza dubbio connota il film (di Henry Jaglom) di una verbosità fluviale e inarginabile. Questo è un peccato, poiché di pensieri anche profondi e di affermazioni corrette e psicologicamente indovinate ce ne sono in grande numero. L'inchiesta-tortura, architettata dal regista per tirarne fuori un film sul "perché si è soli", da offrire alla graziosa ma reticente amica Ellen come un dono, mette a nudo animi e sentimenti di un gruppo di persone. Senza averne l'aria (né in verità i metodi) ne vien fuori una sorta di psicoterapia di gruppo svelando ognuno dettagli intimi, amari e dolenti per lo più e situazioni di solitudine ed insicurezza, senz'altro degni di attenzione e rispetto. Il guaio - cinematograficamente parlando - sta nella maniera grezza con cui il materiale dell'indagine viene raccolto e impaginato (tra l'altro con visibili sviste e banalità di una regìa e di un montaggio a dir poco disattenti) e nella impressione di un funesto raffazzonamento, per una costruzione tanto fragile, quanto fastoso è il teatro di posa. L'idea di un palcoscenico, sulle cui tavole gli attori vivano davvero la loro personale vicenda umana, non è poi certamente nuova: l'utilizzazione di uno stampo ad hoc (il prestigioso teatro destinato ad essere abbattuto esso pure, anche come simbolo probabile) può contribuire a dare prospettive di successo sul piano filmico al tentativo del regista impegnato nella faticosa inchiesta. La lunga chiacchierata di Orson Welles, testimone del tutto e che manifesta bei pensieri (alcuni ovvii, altri magari validi e interessanti) funziona da sigla di chiusura di un film indubbiamente prolisso, un pò ambizioso ma - fatto raro - privo delle ambiguità e volgarità consuete, un film che fra tanti esseri solitari per natura, vocazione, paura o sfortuna, esclude curiosamente i rappresentanti del terzo sesso. Nel ruolo degli intervistati, il lavoro di Jaglom si avvale di interpreti più che notevoli per scioltezza di modi, sincerità espressiva e credibilità.

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