QUEL CHE RESTA DEL GIORNO ***

Valutazione
Raccomandabile, Complesso
Tematica
Psicologia, Solidarietà-Amore
Genere
Drammatico
Regia
James Ivory
Durata
134’
Anno di uscita
1994
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
THE REMAINS OF THE DAY
Distribuzione
Columbia Tristar film Italia
Soggetto e Sceneggiatura
Ruth Prawer Jhabvala tratto dal romanzo “The Remains of the day” di Kazuo Ishiguro
Musiche
Richard Robbins
Montaggio
Andrew Marcus

Sogg.: tratto dal romanzo “The Remains of the day” di Kazuo Ishiguro - Scenegg.: Ruth Prawer Jhabvala - Fotogr.: (scope/a colori) Tony Pierce-Roberts - Mus.: Richard Robbins - Montagg.: Andrew Marcus - Dur.: 134’ - Produz.: Mike Nichols, John Calley, Merchant Ivory

Interpreti e ruoli

Anthony Hopkins (Steven Junior), Emma Thompson (Miss Kenton), James Fox (Lord Darlington), Christopher Reeve (Lewis), Peter Vaughan (Steven Senior), Tim Pigott-Smith (Benn), Patrick Godfrey (Spencer), Michael Lonsdale, Hug Grant, Caroline Hunt, Brigitte Kahn, John Savident, Wolf Kahler, Paula Jacobs, Ben Chaplin

Soggetto

alla guida di una delle automobili di casa Darlington, il compassato Stevens rievoca, attraversando l’Inghilterra, gli anni del suo servizio in qualità di maggiordomo in casa del Lord. Là il nobiluomo intratteneva i suoi amici migliori e là, dal 1930 in poi, Stevens fu sempre perfetto, devoto e discreto. Ora che il Lord è morto e che la villa con il magnifico parco è stata acquistata da Mister Lewis (un americano che già conosceva Stevens e lo ha confermato al proprio servizio) il maggiordomo si reca dopo tanto tempo ad un incontro con la ex-governante Miss Kenton (in atto moglie di Benn, madre e prossima nonna). Miss Kenton lui l’aveva assunta per le ottime referenze. I rapporti tra loro erano stati sempre difficili, anche se i compiti differivano: Stevens come vero “genius loci”, lei puntigliosa e indipendente, pur nel reciproco rispetto ed in mezzo ad una dozzina di camerieri e garzoni. In realtà, senza dirlo e senza allusioni, i due si erano malgrado tutto amati, fino a che lei si era licenziata per sposare Benn (un matrimonio risultato non felice). Stevens, che aveva ai suoi ordini come vice l’anziano e malandato padre (morto una sera per un ictus, proprio mentre il figlio si occupava di un importante ricevimento), dovette aggiungere al suo dolore anche una delusione: si era reso conto che Lord Darlington ospitava spesso uomini politici di diverse nazioni convinto che l’amicizia con il Fuhrer della nuova Germania era da ricercare sotto ogni aspetto. Ma, anche in questo caso, Stevens era riuscito a controllare ogni eventuale reazione emotiva: la fedeltà al Lord ed il ruolo affidatogli come responsabile del servizio per il prestigio della casa dovevano restare indiscutibili. Solo molto tardi e dopo tanta dedizione, Stevens ormai invecchiato comprende, nel suo fugace incontro con la ex governante, di aver sprecato la propria esistenza, rinunciando a gioie e sentimenti vitali, per un “ordine” esteriore impeccabile, sempre da lui voluto ed assicurato, che le delusioni hanno amaramente rivelato inutile.

Valutazione Pastorale

splendido questo film di James Ivory (di produzione statunitense e tratto da un romanzo del giapponese Kazhuo Ishiguro): profondo, raffinato ed ultrabritannico nella sostanza ed in ogni suo risvolto, accuratissimo nella fattura. C’è tutto, il suo stile, l’exploit dei dettagli calligrafici, l’ossessiva manìa della forma (argenteria sempre in ordine, le tovaglie immacolate, l’eleganza di fastosi ambienti ed arredi), la scelta delle luci adatte, la nettezza delle immagini. Il cast è assai valido: una Miss Kenton (Emma Thompson) calibrata, frustrata da puntigli ed illusioni ed uno Stevens (Anthony Hopkins) qui al meglio delle sue capacità espressive (un maggiordomo impeccabile, che ha il culto del servizio e della fedeltà, ma nella piena dignità propria, in realtà un uomo timido, controllore di ogni pur minimo anelito affettivo, in fondo prigioniero delle sue stesse sofferenze). Indovinatissimo il titolo originario del film che anche nella traduzione italiana ben esprime la morale di una storia, la quale, paradossalmente e malgrado la rilevanza (e novità) dei riferimenti politici, si offre anche come una malinconica storia d’amore. Come a dire che, in ciò che resta del giorno, non vi è più spazio per emozioni e sentimenti, ma solo si addicono i rimpianti e la tristezza di un tramonto. Eccellente il dialogo.

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