In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, vincitore del Gran Premio della Giuria
Interpreti e ruoli
Kayije Kagame (Rama), Guslagie Malanda (Laurence Coly), Valérie Dréville (Giudice), Aurélia Petit (Maître Vaudenay), Xavier Maly (Luc Dumontet), Robert Cantarella (Avvocato), Salimata Kamate . (Odile Diatta), Thomas de Pourquery (Adrien), Adama Diallo Tamba (madre di Rama)
Soggetto
Francia oggi, la scrittrice trentenne Rama si reca nel Nord del Paese per seguire un processo di infanticidio presso il Tribunale di Saint-Omer. L’imputata è Laurence Coly, chiamata a difendersi dall’accusa di abbandono della figlia di pochi mesi sulla spiaggia dove si è poi abbattuta l’alta marea. Intenta ad approfondire gli avvenimenti e la dimensione psicologica dell’imputata, Rama viene assalita da una crescente angoscia: incinta di quattro mesi, si sente sfidata da quella tragedia, dalla paura di poter essere anche lei una madre “sbagliata”, come del resto lo era la propria di madre…
Valutazione Pastorale
In Concorso alla 79a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia (2022) - vincitore del Gran Premio della Giuria -, il film "Saint Omer” di Alice Diop si concentra sulle angosce di una futura madre, di una donna alle prese con la prima gravidanza e con lo spettro di errori nel passato del proprio genitore.
La storia. Francia oggi, la scrittrice trentenne Rama (Kayije Kagame) si reca nel Nord del Paese per seguire un processo di infanticidio presso il Tribunale di Saint-Omer. L’imputata è Laurence Coly (Guslagie Malanda), chiamata a difendersi dall’accusa di abbandono della figlia di pochi mesi sulla spiaggia dove si è poi abbattuta l’alta marea. Intenta ad approfondire gli avvenimenti e la dimensione psicologica dell’imputata, Rama viene assalita da una crescente angoscia: incinta di quattro mesi, si sente sfidata da quella tragedia, dalla paura di poter essere anche lei una madre “sbagliata”, come del resto lo era la propria di madre…
“Ispirata da una storia vera e spinta da un’immaginazione intrisa di figure mitologiche, ho scritto questo film su una giovane scrittrice che assiste al processo di una madre infanticida, con lo scopo di scrivere una rivisitazione contemporanea del mito di Medea”. È quello che racconta la regista Diop presentando il suo lavoro “Saint Omer” a Venezia79, scritto insieme alle sceneggiatrici Amrita David e Marie NDiaye. L’autrice si serve di un fatto cronaca per riflettere sulla maternità e sui suoi deragliamenti, ricollegandosi al mito greco di Medea, che sullo schermo trova identificazione nell’opera di Pier Paolo Pasolini del 1969, con l’interpretazione di Maria Callas.
Seguendo passo passo il dibattimento in aula, tra difesa e accusa, e alternando la narrazione con raccordi sulla condizione della scrittrice Rama, la regista Diop compone un quadro antropologico sfaccettato e dolente. Seppure il crimine sia atroce e ingiustificabile, l’autrice cerca di approfondire le origini del male, quali possano essere le leve (ir)razionali che conducono a un tale folle gesto. Un cinema marcatamente sociale, più di respiro antropologico che civile, che si muove in maniera analitica, tenendosi lontano da facili giudizi o soluzioni. Segnato qua e là da lungaggini, dilatazioni eccessive soprattutto nelle testimonianze in aula, il film risulta comunque valido e di stringente attualità. Complesso, problematico, per dibattiti.
Utilizzazione
Adatto per la programmazione ordinaria, il film è indicato per un pubblico adulto per la gestione dei temi in campo.