SOLE ALTO

Valutazione
Complesso, Problematico, dibattiti * *
Tematica
Conflitti etnici, Famiglia - genitori figli, Male, Potere, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Dalibor Matanic
Durata
123'
Anno di uscita
2016
Nazionalità
Croazia, Serbia, Slovenia
Titolo Originale
Zvizdan
Distribuzione
Tucker Film
Musiche
Alen Sinkauz, Nenad Sinkauz
Montaggio
Tomislav Pavlic

Orig.: Croazia/Slovenia/Serbia (2015) - Sogg. e scenegg.: Dalibor Matanic - Fotogr.(Panoramica/a colori): Marko Brdar - Mus.: Alen Sinkauz, Nenad Sinkauz - Montagg.: Tomislav Pavlic - Dur.: 123' - Produz.: Ankica Juric Tilic in coproduzione con Petra Vidmar, Frenk Celarc, Nenad Dukic, Miroslav Mogorovic.

Interpreti e ruoli

Tihana Lazovic (Jelena/Natasa/Marjia), Goran Markovic (Ivan/Ante/Luka), Nives Ivankovic (Jelena), Dado Cosic (madre di Natasa), Stipe Radola (Sasa), Trpimir Jurkic (Bozo/Ivno), Mira Banjac (padre di Ivan/padre di Luka), Slavko Sobin (nonna di Ivan), Lukrecija Tudor (Mane/Dino), Tara Rosandic (Dinka), Ksenija Marinkovic (Petra)

Soggetto

Due villaggi della Bosnia, tre storie differenti, tre momenti temporali scanditi dal decennio. Nel 1991 una coppia (lui croato, lei serba) vede preclusa la propria storia d'amore dallo scoppio della guerra. Nel 2001 il conflitto sembra finito ma in realtà le cicatrici della guerra ostacolano ogni tentativo di pacificazione. Nel 2011 il clima è in apparenza calmo, c'è una grande festa all'aperto ma ricostruire i rapporti appare ancora molto difficile.

Valutazione Pastorale

Tre episodi, stessi attori ma coppie diverse. Il calendario che scorre ma sembra passare invano. Ivan e Jelena (1991) vivo un amore allegro e spudorato; Ante e Natasha (2001), l'operaio e la padrona di casa, sono travolti dalla passione di un attimo; Luka e Marija (2011) si ritrovano e vogliono riconquistare uno spazio i dignità. Dall'inizio alla fine, il racconto procede nel rapporto con il cielo, il tempo, la luce. Il sole finisce alto forse entrando da quella porta che resta socchiusa alla speranza. Ma il copione ha una forte compattezza che definisce il giogo della guerra, il recinto stretto in cui ci si muove, l'impossibilità di venirne completamente fuori. Il conflitto che ha devastato la ex Jugoslavia è stato così profondo e crudele da renderne impossibile la realistica quantificazione delle conseguenze. Battaglie ideologiche e religiose hanno prodotto lutti incalcolabili, e non solo nel fisico ma nelle coscienze, nei cuori, negli affetti. Il film di Matanic diventa così una radiografia triste e spietata di una solitudine infinita, di una rabbia impossibile da sfogare compiutamente. Nelle tre facce del racconto passa la metafora di un sacrificio con la amarissima sensazione della inutilità e della disfatta. Sarà forse difficile riemergere ma quella porta che rimane semiaperta è pronta ad accogliere i nuovo il sole più alto possibile. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e da approfondire con opportuni dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e, meglio, anche in situazioni mirate per riflettere sul tema della guerra nei Balcani e, più in generale, sulle varianti narrative del cinema bellico.

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