SONO SEDUTO SUL RAMO E MI SENTO BENE *

Valutazione
Accettabile-riserve, Complesso, Dibattiti
Tematica
Genere
Grottesco
Regia
Juray Jakubisko
Durata
108'
Anno di uscita
1990
Nazionalità
Cecoslovacchia
Titolo Originale
SEDIM NA KONARI A JE MI DOBRE
Distribuzione
Mikado Film
Soggetto e Sceneggiatura
Juraj Jakubisko, Josef Pasteka
Musiche
Jiri Bulis

Sogg. e Scenegg.: Juraj Jakubisko, Josef Pasteka - Fotogr.: (normale/a colori) Laco Kraus - Mus.: Jiri Bulis - Montagg: Patrik Pais - Dur.: 108' - Co-Produz.: Slovenska Filmora Juorba, Bratislava, Taurus Film, Munchen

Interpreti e ruoli

Boleslav Polivka (Pepe), Ondrej Pavelka (Prengel), Marketa Hrubesova (Ester), Deana Horvathova, Stefan Kvietik, Miroslav Machacek, Viliam Poonyi, Julia Mrvova

Soggetto

nel maggio del 1945 anche in Cecoslovacchia la guerra può dirsi finita: tra i residui focolai e le cannonate contro i tedeschi in ritirata e nella sarabanda di reduci, sbandati e contadini che tornano alle loro case, stringono amicizia Prengel, un soldato mite che arriva addirittura dall'Italia ed un ameno saltimbanco Pepe, sopravvissuto al lager. Vivendo di baratti e arrangiandosi, i due giungono alla dimora di Prengel fra i boschi, ma la casa è distrutta e la famiglia sparita. Insediatisi nell'abitazione di un ebreo deportato, dopo aver casualmente scoperto nascosto in una bicicletta un tesoro di perle e catenine d'oro, i due reduci si improvvisano, con la tolleranza della autorità, fornai. Successivamente conoscono Ester, una ragazza muta dai capelli rossi, che essi per una foto trovata in casa, credono essere figlia del deportato. Costei, sempre come assente e pressochè muta, è reduce da un bordello dove ha subito umiliazioni e violenze di ogni sorta. Pepe e Prengel l'adorano, lavorano meglio e sembrano contenti. Poi i tempi cambiano: Ester, che ha dato alla luce una bambina non si sa di chi, viene trovata uccisa da teppisti che circolano da un paese all'altro; Pepe ha il torto di respingere le grazie di una fanatica passionaria che in nome del partito dà ordini a tutti e i due finiscono processati e poi in carcere perchè, scopertosi il tesoro, hanno violato le nuove leggi sulla proprietà. Usciti un po' incanutiti di prigione, troveranno che la bambina di Ester, sistemata in un orfanotrofio per essere indottrinata a dovere, è ormai cresciuta e felici se la riprendono. Essa è il ritratto della madre e li chiama "papini". Vivranno tutti insieme, tra la farina e le torte e spesso saliranno sul vecchio albero fronzuto accanto a casa, installandosi fra i rami, sicuri che finalmente "stanno bene", nell'attesa di tempi migliori.

Valutazione Pastorale

il film sotto l'usbergo dell'apologo, dice in realtà molte cose anche profonde e amare. In realtà, malgrado ne sia al centro una coppia di sbandati - faceto e picaresco l'uno (il Pepe clown reduce da un lager), più umano l'altro (il classico soldatino dalla divisa mai conciata) - abilissimi ambedue nell'arte del baratto e del vivere di espedienti alla giornata, buffoneschi ma di gran cuore, rimane nello sfondo un Paese devastato dalla guerra, lacerato, ma ancora destinato a subire nuovi orrori e cupa tristezza. Nello scoppiettìo delle battute e con quei due che girano fra boschi e prati perfino in carro armato, tra la boria dei nuovi e arroganti padroni e in situazioni spesso paradossali, le venature dell'ironia si alternano ai toni beffardi spinti al sarcasmo con innegabile bravura. C'è un'aria di freschezza, una impaginazione di immagini di felice fertilità inventiva, che passa con svolta disinvoltura dal realismo all'assurdo e perfino al surreale, proponendo nella parabola e nel grottesco temi anche profondi. Intensissimo, sotto questo profilo, il personaggio di Ester, dietro i cui silenzi si intravedono umiliazioni e dolore senza fine, che l'affetto e le trovate dell'amena coppia riescono appena a consolare un poco, prima che una morte oscura prenda con sé l'infelice. Qui la satira cede facilmente agli echi del dramma umano, con contenuta delicatezza. Girato con piglio svelto e modestia di mezzi, conferendo ai personaggi dei due sbandati diventati fornai una comicità autentica che evita le slabbrature della farsa e si fa pungente nell'ironia, la regia di Jakubisko è pronta a cogliere nel quotidiano spunti umorosi e tragicomici, irridendo quando è il momento ma sempre con viva intelligenza, senza mai cadere nelle seduzioni sia di un patetismo di comodo, sia della grossolanità espressiva. Confinando il curioso trio Pepe-Prengel-ragazza sul ramo dell'albero simbolico e facendo loro dichiarare che lassù si può stare seduti e sentirsi bene, il regista slovacco lancia un messaggio di speranza.

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