Te l’avevo detto

Valutazione
Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Alcolismo, Cibo, Dialogo, Dolore, Donna, Ecologia, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Giovani, Malattia, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Morte, Psicologia, Tematiche religiose
Genere
Drammatico, Satirico
Regia
Ginevra Elkann
Durata
100'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Te l’avevo detto
Distribuzione
Fandango
Soggetto e Sceneggiatura
Ginevra Elkann, Chiara Barzini, Ilaria Bernardini
Fotografia
Vladan Radovic
Musiche
Riccardo Sinigallia
Montaggio
Desideria Rayner
Produzione
Lorenzo Mieli, Simone Gattoni. Casa di produzione: The Apartment Pictures, Rai Cinema, Tenderstories, Small Forward Production

Presentato al 48° Toronto Film Festival (2023) e alla 18a Festa del Cinema di Roma (2023)

Interpreti e ruoli

Valeria Golino (Pupa), Valeria Bruni Tedeschi (Gianna), Alba Rohrwacher (Caterina), Danny Huston (Bill), Greta Scacchi (Frances), Riccardo Scamarcio (Riccardo), Andrea Rossi (Max), Marisa Bonini (Maria Antonietta), Sofia Panizzi (Mila)

Soggetto

Roma oggi, a pochi giorni dal Natale. Il clima risulta anomalo, impazzito, con un caldo oltre i 30-35 gradi. In una giornata afosa e rovente assistiamo agli accadimenti di un gruppo di persone colte da paure, fragilità, rimorsi e dipendenze...

Valutazione Pastorale

Dopo alcune esperienze come produttrice, Ginevra Elkann ha esordito alla regia con “Magari”, che ha aperto il Festival di Locarno nel 2019. A distanza di quattro anni è tornata dietro alla macchina da presa per la sua opera seconda, il banco di prova più delicato per un autore: “Te L’avevo detto”, Presentato al 48° Toronto Film Festival (2023) e alla 18a Festa del Cinema di Roma (2023). A firmare il copione la stessa Elkann con Chiara Barzini e Ilaria Bernardini. Produce The Apartment, distribuisce Fandango. La storia. Roma oggi, a pochi giorni dal Natale. Il clima risulta anomalo, impazzito, con un caldo oltre i 30-35 gradi. In una giornata afosa e rovente assistiamo agli accadimenti di un gruppo di persone colte da paure, fragilità, rimorsi e dipendenze. “Durante una calda estate romana – indica la regista – dove tutto si stava sciogliendo intorno a me, mi sono chiesta se il mondo sarebbe stato così per sempre, per sempre caldo, giallo e secco. È stato allora che ho sentito il bisogno di raccontare questa storia. Quell’estate mi ha ricordato la Bibbia con le sue catastrofi naturali: visioni apocalittiche, invasioni di grilli, animali allo stato brado e peccatori puniti. Ma chi erano questi peccatori? Quelle erano le persone che mi interessavano: i peccatori. Mi interessava il peccato e perché oggi, molto spesso viene considerato malattia”. Ginevra Elkann, alla maniera del Virzì di “Siccità”, compone un affresco umano-sociale in un mondo al crocevia dell’apocalisse. Racconta una giornata di tormentati di un gruppo di persone affaticate da un caldo senza tregua. Un’umanità sgraziata e disgraziata che strappa tenerezza e risate amare. Troviamo anzitutto l’ex pornostar Pupa (Valeria Golino), ormai sul viale del tramonto, che non riesce a darsi pace del suo invecchiamento; poi c’è Gianna (Valeria Bruni Tedeschi), una donna con problemi di fragilità psichica, ossessionata da Pupa che le ha rubato il marito e da una devozione religiosa esaltata in maniera patologica. Ancora, seguiamo gli affanni della madre alcolizzata Caterina (Alba Rohrwacher), che prova a recuperare il rapporto con il figlio preadolescente nel giorno del suo compleanno e a tenere distante la bottiglia. Nella carrellata di personaggi in campo c’è anche il sacerdote cinquantenne Bill (Danny Huston), un ex tossicodipendente che lotta ogni giorno con la tentazione e al contempo organizza gruppi di supporto per persone come lui. Bill, insieme alla sorella Frances (Greta Scacchi) venuta appositamente dagli Stati Uniti, deve dare sepoltura alla madre scomparsa. La sorella vorrebbe spargere le ceneri nel cimitero acattolico di Roma, Bill vorrebbe darle una sepoltura propria, cristiana. I due fratelli devono lottare con un dialogo disperso, con rimossi e traumi latenti, proprio quelli che hanno spinto Bill a cadere nella dipendenza. Nell’insieme, la religione è chiaramente uno dei protagonisti del racconto della Elkann, tirata in ballo continuamente dalle citazioni bibliche della “credente patologica” Gianna, preda di crisi emotive e di psicofarmaci, dalla condotta del prete Bill come pure dai rimandi climatici come “segnali” dell’Apocalisse imminente. Ginevra Elkann disegna pertanto un quadro tragico e grottesco, un orizzonte umano dove tutti cercano un appiglio contro la rovinosa caduta. Lo stile visivo vira sulle tonalità del giallo e dell’arancione, come a voler enfatizzare uno scenario climatico lunare, di soffocante aridità. Le intenzioni e le suggestioni sono di certo valide e interessanti, ma l’autrice non sempre riesce a mantenere il controllo della macchina narrativa, le traiettorie dei personaggi: alcuni sono più a fuoco, intensi, altri forzati e gratuiti. Bene, dunque, ma non benissimo. Complesso, problematico, per dibattiti.

Utilizzazione

Per i temi e il linguaggio in campo, il film richiede un pubblico adulto.

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