THE HATEFUL EIGHT

Valutazione
Complesso, Problematico, dibattiti * *
Tematica
Avidità, Cinema nel cinema, Denaro, Giustizia, Male, Morte, Razzismo, Storia, Violenza
Genere
Western
Regia
Quentin Tarantino
Durata
188'
Anno di uscita
2016
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
The hateful eight
Distribuzione
Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema
Musiche
Ennio Morricone
Montaggio
Fred Raskin

Orig.: Stati Uniti (2015) - Sogg. e scenegg.: Quentin Tarantino - Fotogr.(Ultra Panavision 70mm/col.): Robert Richardson - Mus.: Ennio Morricone - Montagg.: Fred Raskin - Dur.: 188' - Produz.: Richard Gladstein, Harvey Wenstein, Georgia Kacandes.

Interpreti e ruoli

Samuel L.Jackson (Magg. Marquis Warren), Kurt Russell (John Ruth "il boia"), Jennifer Jason Leigh (Daisy Domergue), Walton Goggins (Chris Mannix), Demian Bichir (Bob "il messicano (Oswaldo Mobray), Tim Roth (Joe Gage), Michael Madsen (Gen. Sanford Smithers), Bruce Dern (Jody), Channing Tatum (O.B.), James Parks (Minnie), Dana Gourrier (Judy), Zoe Bell (Ed), Lee Horsley (Sweet Dave), Gene Jones (Charlie), Keith Jefferson (Gemma), Craig Stark (Chester Charles Smithers, Belinda Owino .

Soggetto

Stati Uniti, pochi anni dopo la fine della guerra civile. Su una diligenza che sta attraversando i boschi innevati del Wyoming si trovano il cacciatore di taglie John Ruth e Daisy Domergue, la donna che ha appena catturato e che deve scortare fino a Red Rock dove la consegnerà nelle mani della giustizia perché sia impiccata. Lungo la strada incontrano e poi fanno salire sulla diligenza il maggiore Marquis Warren, ex soldato nero dell'Unione, e Chris Mannix, un rinnegato del Sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città. Incalzato da una terribile bufera di neve, il gruppo trova rifugio nell'emporio di Minnie, una grande stazione di posta dove non trovano la proprietaria ma altre quattro facce sconosciute. In quel luogo gli otto cominciano a parlare, a confrontarsi, a conoscersi...

Valutazione Pastorale

Il gioco dovrebbe oscillare tra "I magnifici sette" di John Sturges e l' "Otto e mezzo" felliniano. Gli otto poi si ritrovano insieme dentro un Emporio ampio, spazioso, adatto ad essere frazionato, diviso, vissuto a seconda delle esigenze. Il West è il loro habitat naturale, la Storia americana l'inevitabile punto di riferimento, il cinema il contenitore che tutto accoglie, difende, protegge. Finalmente libero di esprimersi secondo le modalità preferite, Tarantino sceglie l'approccio di una incoercibile volontà di rappresentazione. Si accomoda nello spazio dilatato dei formati giganti. E va bene che l'America da sempre si è imposta nel mondo per la gestione delle dimensioni antropologiche (territori, ambienti antichi e moderni, la metropoli come luogo della destabilizzzaione e dello spaesamento mentale) ma il problema è proprio qui, forse. Che in uno spazio grande devi metterci una storia altrettanto grande. Ora non c'è dubbio che Tarantino mette tutta la fantasia possibile al servizio di un racconto affabulante e sfibrato. Cerca la girandola esistenziale e finisce per trovare un realismo favolistico e distratto. Gli otto prototipi dell'universo western finiscono, dopo un infinito rincorrersi tra prima lettura, flashback e secondo senso, per confondersi nell'inafferrabile universo similfelliniano. Escono dall'Emporio e sulla passerella spariscono, inghiottiti dal sogno, dalla stanchezza, da un'utopia impossibile. Prova il regista a rimescolare le carte, a rigenerare una vicenda umana (quella americana)ormai vicina al capolinea. Nessuno muore col proprio nome, nessuno si accetta per quello che è. Già detto? Forse, le immagini scandiscono un dilatato fluire narrativo che spesso emoziona, talvolta scade nel superfluo splatter espressivo. Parlandone così, l'America diventa mito nel momento in cui scompare. Fascinoso andamento epico, forzosa esibizione muscolare nel turbinio delle immagini. Tutto nuovo e insieme niente di veramente originale. Ma siamo prima o dopo la mitologia di "C'era una volta il West"? Leone è più o meno yankee di Tarantino?. Domande oziose, favola e passatempo. E le musiche di Morricone a saldare una vicinanza per niente autentica. Nel turbinare di parole, inganni, spari, sangue e uccisioni, l'attenzione si ammorbidisce. Si resta davanti a Tarantino a chiedergli quale magia ci tiene ancora legati ad un cinema così opaco e decadente eppure ancora pieno di fascino. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e da affidare a dibattiti.

Utilizzazione

La durata di 188' e la proiezione su schermo 70mm rendono l'utilizzo impervio e difficile. Grande spettacolo da gustare con lentezza, e chissà se tutto. Molta violenza nella seconda parte, molto più 'tarantiniana' della prima.

Le altre valutazioni

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