TOKIO DECADENCE

Valutazione
Inaccettabile, Abietto
Tematica
Genere
Drammatico
Regia
Ryu Murakami
Durata
88'
Anno di uscita
1992
Nazionalità
Giappone
Titolo Originale
TOKIO DECADENCE - TOPAZ
Distribuzione
Lucky Red Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Ryu Murakami tratto dalla novella "Topaz" di Ryu Murakami
Musiche
Ryuichi Sakamoto
Montaggio
Kazuki Katashinia

Sogg.: tratto dalla novella "Topaz" di Ryu Murakami - Scenegg.: Ryu Murakami - Fotogr.: (panoramica/a colori) Tadashi Aoki - Mus.: Ryuichi Sakamoto - Montagg.: Kazuki Katashinia - Dur.: 88' - Produz.: Aikoh Suzuki, Tadanosu Hirao, Yousuke Nagata - Vietato ai minori degli anni diciotto

Interpreti e ruoli

Miho Nikaido (Ai), Sayoko Maekawa (Miyuki), Tenmei Kand (Saki), Kan Mikami, Masahiko Shimada, Yayoi Kusama, Chie Senia, Sayoko Amano

Soggetto

Ai è una squillo a domicilio, che con la sua faccia sempre triste e la borsa rossa con gli "attrezzi"del mestiere percorre la metropoli giapponese, soggiacendo alle richieste ora sadiche, ora farneticanti, ora masochiste dei clienti che la contattano tramite la maitresse che dirige la sua agenzia. Una fattucchiera le ha consigliato di portare una pietra rosa, e lei compra un costoso anello con incastonato un topazio, che perde durante il primo incontro con un losco uomo d'affari, un sadico perverso, e la sua altrettanto perversa compagna. Con una collega si reca poi da un giovane maniaco, tossicomane ed impotente, che gode nell'essere sottoposto a maltrattamenti. Recuperato il topazio. Ai vede in televisione un ex cliente, ora famoso cantante che risiede all'estero e torna di quando in quando, e con il quale ha avuto una storia bruscamente interrotta che ancora la fa soffrire. Frattanto si sottrae, nel successivo appuntamento, ad un altro maniaco con il quale dovrebbe fingersi morta per strangolamento per poi essere vio-lentata, e fugge restituendo i soldi. È quindi la volta di un triangolo con una squillo di alto bordo, Saki, ed il suo cliente masochista, che si sottopone ad una serie di aberranti umiliazioni. Lasciato l'uomo, le due donne finiscono la serata cenando, ubriacandosi, drogandosi e Ai confida a Saki le sue pene. In cambio riceve il consiglio di fare sempre chiarezza in ogni situazione. Come viatico riceve una pillola di allucinogeno sotto l'influsso della quale si reca alla casa del suo ex amante. Nel tentativo di entrare dal primo piano cade da una scala a pioli e poi, delirando, vede l'amico allontanarsi col suo cane. Non le resta, ripresasi dalla crisi, che ricominciare la sua routine di desolata degradazione nella metropoli corrotta ed impietosa.

Valutazione Pastorale

sarebbe facile considerare questo film giapponese come erotico, ma purtroppo qui siamo di fronte a qualcosa di più grave: innanzitutto la subdola suggestione della fotografia, ora livida nei notturni, ora ghiacciata negli interni e nei primi piani; poi la musica di Sakamoto, Oscar 1989 con L'Ultimo Imperatore di Bertolucci, che sfrutta abilmente il disegno dolente ed ossessivo dei violoncelli nel Don Carlos di Verdi; poi le frasi ad effetto che qua e là pronunciano i vari personaggi, dallo squalo della mafia che ammette di essere "un porco bastardo", a Saki che dà spicciole lezioni di sociologia e psicologia ad Ai. A ciò si aggiunga una rappresentazione minuziosa ed ossessiva delle forme più abiette di depravazione, dovute alla totale mancanza di rispetto per la propria e l'altrui persona, sia fisicamente che moralmente. Se il discorso di Murakami si fosse limitato ad un crudo realismo, ma senza indulgere all'evidente compiacimento formale, che si evince fin troppo dalla cinica e insistita ripresa di certe scene, si poteva aderire alla tesi del film di amara, se pur scabrosa, denuncia, alla quale, cosa assai più grave del film stesso, hanno creduto coloro che lo hanno premiato.

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