Tre piani

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amore-Sentimenti, Anziani, Dialogo, Dolore, Donna, Educazione, Famiglia, Famiglia - genitori figli, Malattia, Matrimonio - coppia, Metafore del nostro tempo, Morte, Politica-Società, Solidarietà
Genere
Drammatico
Regia
Nanni Moretti
Durata
119'
Anno di uscita
2021
Nazionalità
Francia, Italia
Titolo Originale
Tre piani
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Tratto dal romanzo di Eshkol Nevo, la sceneggiatura è firmata da Nanni Moretti, Federica Pontremoli, Valia Santella
Fotografia
Michele D'Attanasio
Musiche
Franco Piersanti
Montaggio
Clelio Benevento
Produzione
Nanni Moretti, Domenico Procacci. Casa di produzione: Sacher Film, Fandango, Rai Cinema, Le Pacte

Presentato al 74° Festival di Cannes (2021)

Interpreti e ruoli

Margherita Buy (Dora), Nanni Moretti (Vittorio), Alessandro Sperduti . (Andrea), Riccardo Scamarcio (Lucio), Elena Lietti (Sara), Alba Rohrwacher (Monica), Adriano Giannini (Giorgio), Denise Tantucci (Charlotte), Anna Bonaiuto (Giovanna), Paolo Graziosi (Renato), Stefano Dionisi (Roberto), Tommaso Ragno (Luigi), Teco Celio (Saverio)

Soggetto

Roma oggi, nel cuore della notte una macchina si schianta contro il piano terra di una palazzina di tre livelli in un quartiere borghese. Nell’incidente viene coinvolta anche una passante, che poco dopo muore. Tale avvenimento finisce per innescare una serie di conseguenze nelle tre famiglie del palazzo...

Valutazione Pastorale

Sorprende sempre Nanni Moretti. Il suo tredicesimo lungometraggio, “Tre piani”, rivela ancora una volta la grande capacità del regista di saper raccontare, in maniera acuta e mai accomodante, le inquietudini del nostro presente, scandagliando dimensione sociale ed esistenziale. Punto di partenza è il romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, che però il regista rielabora calando la storia nell’Italia odierna. Come racconta Moretti, il film mette in quadro “le storie di tre famiglie che vivono nello stesso palazzo. Affronta temi universali come la colpa, le conseguenze delle nostre scelte, la giustizia, la responsabilità dell’essere genitori. Mentre nel libro le storie si interrompono nel momento più alto della crisi, nel film era importante farle accadere fino in fondo, indagare le conseguenze delle scelte compiute dai personaggi”. Il film in breve: Roma oggi, nel cuore della notte una macchina si schianta contro il piano terra di una palazzina di tre livelli in un quartiere borghese. Nell’incidente viene coinvolta anche una passante, che poco dopo muore. Tale avvenimento finisce per innescare una serie di conseguenze nelle tre famiglie del palazzo, una vertigine che inghiotte tutti e al contempo spinge alla reazione, a infrangere l’assordante torpore. Moretti costruisce il racconto su più livelli: anzitutto tre piani spaziali, ovvero gli interni del condominio e quindi delle famiglie coinvolte; poi, tre snodi temporali, impostando la narrazione su tre capitoli che si susseguono ogni quinquennio; infine, tre stati esistenziali, tratteggiando la condizione di ciascun personaggio, dalla caduta nella crisi al riscatto. Il film procede come giallo dell’anima, che cattura anche se incede un po’ lentamente. Osserviamo le famiglie colte soprattutto nella prospettiva genitoriale, genitori chiamati a guardarsi allo specchio tra inadeguatezze, assenze o timori; un processo di cambiamento che passa dalla stasi alla crisi più bruciante, fino a lasciare trapelare un orizzonte di riconciliazione, laddove possibile. Tra i quadri più significativi c’è quello dei coniugi Vittorio e Dora (Nanni Moretti e Margherita Buy), due giudici integerrimi alle prese con un figlio ventenne (Alessandro Sperduti), irrisolto e assalito da scariche di frustrazione. È soprattutto Margherita Buy, con la sua finezza interpretativa, il suo gioco di sguardi, a offrire una prova maiuscola, che conquista per come cesella il personaggio di Dora, una donna che per troppo amore verso il marito (e per paura di compiere scelte autonome) accetta di abdicare a se stessa e al ruolo di madre, salvo poi rimettersi in discussione, regalando le pagine più intense e vibranti di tutto il film. Applausi. Nel complesso “Tre piani” si rivela un film rigoroso, dolente, che coinvolge ma non arriva pienamente a convincere. Segnato – principalmente nel primo capitolo – da qualche incertezza nelle dinamiche narrative, il film trova progressivamente senso ed emozioni (le conversazioni di Dora con la segreteria telefonica del marito oppure la folata di speranza che avvolge tutti i condomini sulle note di un tango “clandestino”). Dal punto di vista pastorale “Tre piani” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e in successive occasioni di dibattito. Adatto per i temi in campo a un pubblico adulto o di adolescenti accompagnati.

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