TRICK

Valutazione
Discutibile, ambiguo
Tematica
Omosessualità
Genere
Commedia
Regia
Jim Fall
Durata
90'
Anno di uscita
2000
Nazionalità
Stati Uniti
Titolo Originale
Trick
Distribuzione
Mikado Film
Musiche
David Friedman
Montaggio
Brian A.Kates

Orig.: Stati Uniti (1999) - Sogg. e scenegg.: Jason Schafer - Fotogr.(Panoramica/a colori):Terry Stacey - Mus.: David Friedman - Montagg.: Brian A.Kates - Dur.: 90' - Produz.: Eric d'Arbeloff, Jim Fall, Rosa Katz.

Interpreti e ruoli

Christian Campbell (Gabriel), John Paul Pitoc (Mark), Brad Beyer (Rich), Tori Spelling (Katherine)

Soggetto

Aspirante musicista, il giovane Gabriel segue un corso per compositori a Broadway. All'amica Katherine, ragazza volitiva ed estroversa, confida di avvertire dentro di sè tensioni omosessuali che per il momento lo rendono molto incerto e confuso. Gabriel divide un appartamento con Rich. Una sera, entrato in un piccolo locale per gay, conosce Mark, fa amicizia con lui, lo invita a casa. Qui dopo un po' arriva anche Rich insieme a Judy. Anche lui vuole rimanere solo e ci riesce dopo aver vinto un sorteggio con l'amico. Gabriel e Mark allora escono, Gabriel pensa di aver trovato un altro appartamento ma anche questa occasione sfuma. Entrano allora in un altro locale. Qui, in un momento di pausa, Gabriel è avvicinato da Coco, che lo mette in guardia circa i comportamenti di Mark. Gabriel scappa, Mark lo raggiunge, tornano a casa per cercare le chiavi di Mark. Judy litiga con Rich e va via, Mark trova le proprie chiavi e si allontana. Gabriel lo insegue, entrano in un altro locale, dove incontrano Katherine e alcuni amici. Dopo molte chiacchiere, gli altri vanno via. Gabriel e Mark rimangono soli. Escono quando ormai sta spuntando l'alba. Si salutano, e Mark, che vive con la mamma, gli lascia il numero di telefono. Passano pochi istanti e Gabriel in una cabina compone il numero dell'amico. Sente la sua voce in segreteria che risponde e riattacca contento.

Valutazione Pastorale

Non c'é dubbio che l'argomento dei rapporti omosessuali sia oggi più che mai delicato e necessiti di una riflessione meditata, prudente, certo non prevenuta ma allo stesso tempo attenta a cogliere quello spartiacque sempre in agguato in questi casi: ossia il momento in cui la tematica diventa tesi preconcetta e occasione di scandalo o offesa, oppure l'altro momento in cui la narrazione si svolge in modo tale da offrire comunque qualche giusto elemento per una migliore riflessione. Qui il racconto si svolge dalla sera alla mattina dopo in un quartiere ben delimitato della città, in luoghi (locali) ben individuabili: il tutto nell'ottica di una commedia leggera, tra il brillante e il musicale, che rifiuta quindi le scelte generalmente drammatiche dei film sui gay. Nel descrivere una piccola storia di disagio quotidiano, il film sembra acquistare più un taglio sociologico che affettuoso. Lo sguardo del regista osserva lo svilupparsi delle dinamiche, senza compiacersene, senza insistenza, anzi con la fretta di allontanarsi il più presto possibile. Ne esce uno spartito fenomenologico forse un po' debole, a tratti insufficiente ma che riesce ad evitare toni celebrativi o invadenti o di propaganda di un modo di vivere. Per questi motivi il film, rivolto ad un pubblico maturo e consapevole, é, dal punto di vista pastorale, da valutare come discutibile, con l'aggiunta del termine 'ambiguo' per segnalare comunque la necessità di un approccio attento e accompagnato da cautele. UTILIZZAZIONE: é da sconsigliare l'utilizzazione in programmazione ordinaria. La proposta può avvenire per un pubblico adulto in occasioni mirate, con il supporto di adeguata introduzione e riflessione conclusiva.

Le altre valutazioni

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