
Orig.: Italia (2012) - Sogg e scenegg.: Antonio Albanese, Piero Guerrera, collaborazione alla scenegg.: Giulio Manfredonia, Andrea Salerno, Enzo Santin - Fotogr.(Panoramica/a colori): Roberto Forza - Mus.: Paolo Buonvino - Montagg.: Cecilia Zanuso, Roberto Martucci - Dur.: 90' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango e Leo in collaborazione con RAI Cinema.
Interpreti e ruoli
Antonio Albanese (Cetto La Qualunque/Frengo Stoppato/Rodolfo Favaretto), Lorenza Indovina (Carmen), Nicola Rignanese (Pino), Davide Giordano (Melo), Lunetta Savino (madre di Frengo), Viviana Strambelli (Maria Assunta Maddalena), Teco Celio (vescovo), Manuela Ungaro (Gianna Favaretto), Noki Novara (Alfredo), Vito (Uto), Fabrizio Bentivoglio (sottosegretario), Paolo Villaggio (Presidente del Consiglio), Luigi Maria Burruano, Maria Rosaria Russo, Clizia Fornasier
Soggetto
Cetto La Qualunque, sindaco dimissionario in crisi politica e sessuale; Rodolfo Favaretto, nordista che sogna la secessione e intanto commercia in migranti clandestini; Frengo Stoppato, oppresso da una madre devota ingombrante che lo vorrebbe vedere beato in vita: dal carcere, dove sono rinchiusi, il sottosegretario li fa uscire per farli eleggere in Parlamento e garantirsi la totale ubbidienza in sede di votazioni. Succede però che il controllo dei tre risulta più difficile del previsto, le loro uscite imprevedibili diventano più nocive che positive. Il sottosegretario fa marcia indietro, li mette sotto accusa e il Parlamento compatto ne vota l'arresto.
Valutazione Pastorale
Se in "Qualunquemente" (2011) era solo, ora Cetto La Qualunque si triplica e nelle sue nuove avventure è affiancato da altri due compagni 'adeguatamente' disordinati. Cetto, Rodolfo e Frengo rappresentano una sintesi dei mostri che sono tra noi, subdoli, imprevedibili, furbi. Una sintesi, appunto: perché gli altri che si rapportano con loro non sono meno 'mostruosi' (il sottosegretario, il Presidente, la mamma di Frengo...). Tutti vanno a comporre un quadro destrutturato e delirante, "psichedelico, grottesco, comico", come lo ha definito lo stesso Albanese. Le intenzioni satiriche sono evidenti, l'impegno del protagonista è encomiabile, il gioco comincia in modo divertente ma ben presto evidenzia limiti e si impantana nel fiato corto. Sotto il profilo tecnico, la regia di Manfredonia appare meno autonoma che nel precedente, troppo schiacciata sui tre personaggi. Ma è sotto il profilo narrativo che si evidenziano lacune non piccole. In particolare il copione disegna Frengo Stoppato come un uomo succube di una madre devota fino alla scemenza, con una sorella resa catatonica dalla preghiera. Un Frengo che, nella convinzione di poter diventare beato in vita, entra in Vaticano, si fa ricevere dal Papa, partecipa ad un convegno con vari cardinali, proclama la necessità di 'cambiare la Chiesa' e si mette a sputare sentenze sulla "Madonna ragazza madre" e altre misere affermazioni. Siamo in un contesto del tutto gratuito, insulso e privo di una reale valenza critica: solo insulsaggini, indizio però di scarsa sensibilità e rispetto per i fedeli. Prodotto molto modesto, spia ancora una volta di una televisione che soffoca il cinema e lo rinchiude in sterili orizzonti espressivi. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come futile e segnato da non poche grossolanità.
Utilizzazione
Il tono generalmente greve del racconto (con le cadute particolari indicate sopra) ne suggerisce un uso molto limitato e assai prudente, nell'ottica del rispetto dello spettatore e del non andare inutilmente a toccare valori religiosi ampiamente condivisi e qui trattati con scarsa intellligenza.