Un altro ferragosto

Valutazione
Brillante, Complesso, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Amicizia, Amore-Sentimenti, Denaro, Dialogo, Dolore, Donna, Famiglia, Famiglia - fratelli sorelle, Famiglia - genitori figli, Internet, LGBTQ+, Malattia, Matrimonio - coppia, Media, Metafore del nostro tempo, Morte, Politica, Politica-Società, Psicologia, Storia
Genere
Commedia, Drammatico, Psicologico, Satirico
Regia
Paolo Virzì
Durata
124'
Anno di uscita
2024
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
Un altro ferragosto
Distribuzione
01 Distribution
Soggetto e Sceneggiatura
Paolo Virzì, Carlo Virzì, Francesco Bruni
Fotografia
Guido Michelotti
Musiche
Battista Lena
Montaggio
Jacopo Quadri
Produzione
Raffaella Leone, Andrea Leone, Moreno Zani, Malcom Pagani. Casa di produzione: Lotus Production -Leone Film Group, Rai Cinema, Tenderstories.

Interpreti e ruoli

Silvio Orlando (Sandro Molino), Sabrina Ferilli (Marisa), Christian De Sica (Pierluigi Nardi Masciulli), Laura Morante (Cecilia), Andrea Carpenzano (Altiero Molino), Vinicio Marchioni (Cesare), Anna Ferraioli Ravel (Sabrina Mazzalupi), Emanuela Fanelli (Daniela), Rocco Papaleo (Pampiglione (ex maresciallo)), Lele Vannoli (Cozzolino (brigadiere)), Paola Tiziana Cruciani (Luciana Mazzalupi), Lorenzo Fantastichini (Massimo Mazzalupi)

Soggetto

Isola di Ventotene, estate. Dopo anni si ritrovano negli stessi giorni d’agosto, in due villette adiacenti, la famiglia Molino, con relativi amici, e i Mazzalupi, questi ultimi indaffarati nelle nozze della figlia influencer Sabry e il tuttofare “intrallazzino” Cesare. Il matrimonio è fonte di preoccupazione per la zia Marisa, che legge tra le righe un futuro di bugie e falsità, le stesse però che non vede nel proprio legame con l’ingegnere spiantato Pierluigi Nardi Masciulli. Anche nella casa dei Molino non c’è pace: l’ex giornalista del quotidiano “L’Unità”, Sandro, deve fare i conti con una malattia aggressiva che gli lascia poco tempo da vivere; accanto a lui il figlio Altiero, che non ha dialogo con il padre, “sottovalutato” per la rapida carriera nel settore dei social media ma anche per un’omosessualità probabilmente mai accettata…

Valutazione Pastorale

Il regista-sceneggiatore livornese Paolo Virzì, classe 1964, in oltre trent’anni di carriera ha offerto un racconto onesto e ironico sul Paese, sulla sua evoluzione socio-politica e culturale, ma anche relazionale e familiare. Tra i titoli più significativi: “Ferie d’agosto” (1996), “Ovosodo” (1997), “Caterina va in città” (2003), “La prima cosa bella” (2010), “Il capitale umano” (2014) e “Siccità” (2022). A distanza di ventotto anni dal cult estivo “Ferie d’agosto”, Virzì ora si è concesso un bis, quel sequel che molti aspettavano. Ha girato “Un altro ferragosto”, produzione Lotus (Leone Film Group) e Rai Cinema; a firmare il copione insieme a lui Carlo Virzì e Francesco Bruni. Tornano i protagonisti di ieri, in testa Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante e Paola Tiziana Cruciani, ma anche nuovi ingressi: Christian De Sica, Vinicio Marchioni, Andrea Carpenzano, Anna Ferraioli Ravel ed Emanuela Fanelli. La storia. Isola di Ventotene, estate. Dopo anni si ritrovano negli stessi giorni d’agosto, in due villette adiacenti, la famiglia Molino, con relativi amici, e i Mazzalupi, questi ultimi indaffarati nelle nozze della figlia influencer Sabry e il tuttofare “intrallazzino” Cesare. Il matrimonio è fonte di preoccupazione per la zia Marisa, che legge tra le righe un futuro di bugie e falsità, le stesse però che non vede nel proprio legame con l’ingegnere spiantato Pierluigi Nardi Masciulli. Anche nella casa dei Molino non c’è pace: l’ex giornalista del quotidiano “L’Unità”, Sandro, deve fare i conti con una malattia aggressiva che gli lascia poco tempo da vivere; accanto a lui il figlio Altiero, che non ha dialogo con il padre, “sottovalutato” per la rapida carriera nel settore dei social media ma anche per un’omosessualità probabilmente mai accettata… “Mi attraeva – sottolinea Virzì – il tema del passare del tempo. […] ne è venuto fuori un racconto che, seppur cerca di mantenere lo stesso tono effervescente e da commedia del vecchio film, accentua ancora di più l’elemento drammatico, che in questo caso diventa addirittura tragico. Parlando della caducità della vita, il tema […] si intreccia a quello della memoria, della morte della memoria e del racconto fondativo della storia di questo Paese”. Guardando il film, tra le tante battute che lasciano il segno – compreso il riuscito monologo finale affidato all’ottima Emanuela Fanelli – se ne coglie una durante il grottesco matrimonio dei Mazzalupi: “È un safari nel Paese reale”. Espressione che a ben vedere descrive l’idea del film, la prospettiva d’osservazione dell’autore. Virzì riprende in mano quel campionario umano simpatico e un po’ disgraziato composto dai Molino e Mazzalupi per abbozzare – come uno dei suoi efficaci disegni – un affresco dell’Italia odierna, deragliata, cialtrona, senza più allegria o smalto, derubata dei suoi ideali e della voglia di futuro.È uno scenario profondamente desolante, declinato però con ironia: nessuno si salva, tutti appaiono infelici, soli, sbandati, specchio di una società senza bussola. Paolo Virzì picchia duro, consegnando allo spettatore una suggestione allegra e al contempo amara, amarissima. Emerge con chiarezza un senso di sconfitta e rassegnazione. A funzionare sono soprattutto le scene corali, le grandi sequenze che vedono in campo tutti gli attori: c’è ritmo, coinvolgimento e trasporto. E in questo Virzì è maestro, bravissimo, proprio come nel recente “Siccità”. Si guarda, poi, con dolcezza al modo in cui inserisce la dimensione della memoria politica, l’impegno valoriale-civile dei confinati di Ventotene (in primis Altiero Spinelli e Sandro Pertini), che rivivono nei sogni nostalgici del giornalista Sandro.Per il resto, il copione funziona, ma non al meglio: a tratti risulta sovraccarico, alternando una comicità brillante a furbizie narrative non sempre efficaci, che strizzano l’occhio a partecipazione politica e antipolitica, vita da influencer e questioni di reputation, identità e tematiche Lgbtq+, ecc. Al di là di questo, il cinema di Paolo Virzì resta sempre acuto, irresistibile e “feroce”, mai banale. Un autore che abita e onora la tradizione della commedia all’italiana. Complesso, problematico-brillante, per dibattiti.

Utilizzazione

Per la programmazione ordinaria e occasioni di dibattito. Per i temi in campo, il film si rivolge a un pubblico adulto o di adolescenti accompagnati.

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