UN GIORNO DEVI ANDARE

Valutazione
Consigliabile, Problematico, Adatto per dibattiti
Tematica
Bambini, Educazione, Evangelizzazione-missione, Famiglia, Gesù, Lavoro, Metafore del nostro tempo, Politica-Società, Solidarietà-Amore, Tematiche religiose
Genere
Drammatico
Regia
Giorgio Diritti
Durata
110'
Anno di uscita
2013
Nazionalità
Francia, Italia
Distribuzione
Bim Distribuzione
Soggetto e Sceneggiatura
Giorgio Diritti, Fredo Valla, Tania Pedroni Giorgio Diritti, Fredo Valla
Musiche
Marco Biscarini, Daniele Furlati
Montaggio
Esmeralda Calabria

Orig.: Italia/Francia (2012) - Sogg.: Giorgio Diritti, Fredo Valla - Scenegg.: Giorgio Diritti, Fredo Valla, Tania Pedroni - Fotogr.(Scope/a colori): Roberto Cimatti - Mus.: Marco Biscarini, Daniele Furlati - Montagg.: Esmeralda Calabria - Dur.: 110' - Produz.: Simone Bachini, Giorgio Diritti, Lionello Cerri.

Interpreti e ruoli

Jasmine Trinca (Augusta), Anne Alvaro (Anna), Pia Engleberth ( madre di Augusta), Sonia Gessner (Suor Franca), Amanda Fonseca Galvao (Antonia), Paulo De Souza ( nonna di Augusta), Eder Frota Dos Santos (Janaina), Manuela Mendonca Marinho (Joao), Federica Fracassi (Nilson), Davide Tuniz . (Janete)

Soggetto

In seguito a dolorose vicende familiari (il marito l'ha lasciata quando lei ha perso il figlio e ha appreso di non poterne avere altri), la trentenne Augusta ha deciso di andare via da Trento e seguire suor Franca, un'amica della madre, missionaria presso i villaggi indios dell' Amazzonia. Con lei Augusta rimane fino a quando capisce di non essere più in sintonia con lo slancio spirituale della religiosa. Prosegue così da sola il proprio percorso e si trasferisce a Manaus, andando a vivere in una favela. Qui, a contatto con una vita quotidiana fatta di sacrifici, rinunce e sogni, e in un contesto dove l'unica legge è quella degli elementi naturali, Augusta sente di dover fare un passo ulteriore. Così si isola nella foresta, e si lascia andare, pronta ad accogliere il dolore e a riscoprire l'amore, nel corpo e nell'anima.

Valutazione Pastorale

Giorgio Diritti (Bologna,1959) si è fatto conoscere con "Il vento fa il suo giro" (2005) e ha confermato l'originalità del suo stile con il successivo "L'uomo che verrà" (2009). "Anni fa -spiega- ho realizzato alcuni servizi televisivi e un documentario in Amazzonia. L'esperienza è stata molto coinvolgente: (...) uno scenario che naturalmente porta a percepire la forza primordiale della vita, a interrogarsi sul ruolo dell'uomo e a indagare il senso di un 'oltre' l'esistenza stessa, pervasi da qualcosa che è 'altro', trascendente, tanto presente quanto impalpabile(...)". In fuga da una situazione forse imprevista e troppo difficile da gestire (la mancata maternità, il marito che scappa), Augusta si scarica di ogni orpello precedente per gettarsi in un altro mondo, per ritrovare il significato delle parole e dei gesti. Accanto a lei, suor Franca segue lo stesso percorso con la forza dentro di sè del Vangelo da trasmettere e insegnare. La vita di preghiera non soddisfa Augusta che ha bisogno di percorrere da sola il sentiero che porta alla consapevolezza del Creato. Sa che ancora e sempre 'deve andare', diventare una cosa sola con l'aria, la terra e il cielo per sentirsi parte di un autentico progetto di vita. Non siamo soli però, a Trento la mamma e la nonna di Augusta piangono e soffrono, e al Santuario di San Remedio la comunità dove torna suor Franca prega, lavora, prepara, tiene desto il Messaggio per tutto il mondo. Diritti ha uno sguardo di forte profondità e di tensione infinita. Le immagini rimandano uno spazio talmente dilatato da trasmettere bellezza e angoscia allo stesso tempo. Si capisce che a Manaus la vita ha necessità così differenti da implicare un approccio di drastico cambiamento. E che tuttavia uomini, donne e bambini forse possono essere uguali in ogni dove: tutti appartenenti allo stessa famiglia umana, figli di Dio, dotati di anima e corpo in sintonia con lo spirito vitalistico. Storia di lucida verità e di affranto abbandono alla maestosità del paesaggio. La regia lambisce a lungo i contorni del mistero del Creato, segue con durezza i tratti del realismo (quasi denuncia) e nel finale sfonda il terreno del simbolismo, ricordando la cosmogonia di Terrence Malick in "To the Wonder". Opera sfaccettata e densa, cronaca di un cammino in quelle zone del mondo in cui la ragione e la follia chiedono aiuto alla Fede, resoconto di un incontro tra l'immensa Amazzonia e il piccolo Trentino (dal Val di Non la preghiera arriva nel resto del Mondo): ancora una prova coraggiosa per Giorgio Diritti e film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.

Utilizzazione

Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria e da proporre in molte occasioni successive come avvio ad un riflessione sui molti temi 'forti' e di attualità che la storia propone.

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