Orig.: Italia (2008) - Sogg.: tratto dal romanzo omonimo di Melania G. Mazzucco - Scenegg.: Sandro Petraglia, Ferzan Ozpetek - Fotogr.(Scope/a colori): Fabio Zamarion - Mus.: Andrea Guerra - Montagg.: Patrizio Marone - Dur.: 101' - Produz.: Domenico Procacci per Fandango in collaborazione con RAI Cinema e SKY.
Interpreti e ruoli
Isabella Ferrari (Emma), Valerio Mastandrea (Antonio), Stefania Sanfrelli (Adriana), Monica Guerritore (Mara), Nicole Grimaudo (Maja), Valerio Binasco (Elio Fioravanti), Angela Finocchiaro (Silvana), Federico Costantini (Aris), Nicole Murgia . (Valentina), Gabriele Paolino . (Kevin), Milena Vukotic (prof.ssa Aris), Serra Yilmaz (gelataia)
Soggetto
A Roma oggi. Antonio, agente di polizia, non sopporta di essere stato lasciato dalla moglie Emma. Prova a riconciliarsi con lei ma, respinto, la violenta. Squilibrato di mente e in preda ad un crescente rancore, Antonio decide di prendere con se di nascosto i due figli piccoli, li porta a casa e li uccide prima di togliersi la vita.
Valutazione Pastorale
Ora, quando Ferzan Ozpetek informa che dopo "Saturno contro" voleva prendersi un anno di pausa ma che non ha saputo dire di no alla proposta di Domenico Procacci per girare la trasposizione del romanzo di Melania Mazzucco, sarebbe facile dire che avrebbe fatto meglio a rifiutare. Perchè le premesse facevano presagire esiti differenti: il cast, il budget, le collaborazioni tecniche, tutto di prim'ordine. Eppure, a differenza del titolo, il film riesce ad essere profondamente imperfetto. Il triste, aspro copione aveva bisogno, per rendersi coerente, di uno 'sguardo' morale forte e spiazzante. Ozpetek agisce al contrario, imponendo alla buia vicenda le proprie abitudini estetiche, visive, narrative, riscrivendo il testo (con il consenso dell'autrice), calcando la mano sulla genericità di una visione dell'essere umano e dei suoi abissi insondabili data per scontata come se si fosse intorno al solito tavolo della solita cucina di casa sua. Così il racconto langue, i personaggi risultano privi di spessore, il crescendo drammaturgico va ben presto in affanno, esautorato di paura, di sofferenza, di tremore. Perso in lunghe, superflue carrellate, afflitto da inquadrature di spalle e da pianti prolungati oltre misura, il film sconta luoghi comuni e banalità inopportune, e la regia non si dimostra capace di dare profondità alla delicata materia. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come discutibile, e segnato da molta ambiguità.
Utilizzazione
Il film può essere utilizzato in programmazione ordinaria, con cautela e attenzione per la presenza di minori. Stessa cura é da tenere per i più piccoli in vista di passaggi televisivi o di uso di VHS e DVD.