
Prod.: Jochen Laube, Fabian Maubach
Interpreti e ruoli
Sandra Huller (Marion), Franz Rogowski (Christian), Peter Kurth (Bruno), Matthias Brenner (Jurgen), Andreas Leupold (Rudy)
Soggetto
In un grande supermercato alla periferia di Dresda, Germania Est, arriva Christian, nuovo scaffalista notturno. Di carattere timido e riservato, il giovane sembra che riesca a socializzare solo con Marion, addetta ai dolciumi…
Valutazione Pastorale
Adesso che si parla in termini di Germania unita (anzi, unificata) sembra quasi che una divisione tra Ovest e Est non sia mai esistita. Dal momento però che la storia è lì a ricordarlo, ecco l’arrivo quanto mai opportuno di un film come questo. Opera tedesca, a tutti gli effetti, però girata a Dresda e impregnata di atmosfere molto retrodatate, con occhi chiusi e dallo sguardo limitato. I confini sono quelli del grande supermercato di periferia, dove si muove la vita cittadina nel bene e nel male. In questo ambiente unico, stretto e limitato, arriva il giovane Christian, che, dopo qualche esitazione, conosce la collega Marion e per lei arde di passione. Il termine non è sprecato, perché quella del ragazzo è un vero e proprio colpo di fulmine, che sconvolge le sue giornate e rivoluziona i suoi sentimenti. Mentre fatica a farsi notare da Marion e cerca il coraggio per parlare con lei, Christian lavora con diligenza e impegno, si fa ben volere e cerca di lasciare una buona impressione. Il destino opera però sottotraccia, la quotidianità srotola implacabile i suoi giorni, Marion scompare e ritorna, per il ragazzo l’incontro si fa impossibile, e anche l’amicizia con Bruno non risolve i problemi. Anzi è proprio il suo uscire di scena a dare il segno di un tempo passato forse invano. Affidato a strazianti passaggi emotivi, malinconico e umbratile, il film costeggia la nostalgia di un lontano passato ben sapendo che non tornerà più eppure rimpiangendone una certa grandezza. Al netto di tutte le possibili riserve, si tratta di un film bello e necessario, la testimonianza forte e profonda verso un tempo mai troppo rimpianto. Film come documento, come confessione, come adesione a un malessere esistenziale irrinunciabile. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come complesso, problematico e adatto per dibattiti.
Utilizzazione
Il film è da utilizzare in programmazione ordinaria. Utile poi per avviare riflessioni sulla ex Germania Est e su quello che è avvenuto dopo il crollo del muro di Berlino.