UNA MILANESE A ROMA

Valutazione
Inconsistente, velleitario
Tematica
Genere
Commedia
Regia
Diego Febbraro
Durata
87'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
Indipendenti Regionali
Musiche
Adelmo Musso
Montaggio
Mauro Bonanni

Orig.: Italia (2000) - Sogg. e scenegg.: Diego Febbraro - Fotogr.(Panoramica/a colori): Ennio Guarnieri - Mus.: Adelmo Musso - Montagg.: Mauro Bonanni - Dur.: 87' - Produz.: Maria Puliti e Diego Febbraro per la Dieffe Cinematografica.

Interpreti e ruoli

Anna Longhi (sora Lella), Barbara Livi (Vanessa), Nadia Rinaldi (Elvira), Nino Manfredi (Giordano), Lorenza Guerrieri (madre di Vanessa), Tano Cimarosa (Armanduccio), Tiberio Murgia., Antonio Giuliani, Guglielmo Carbonaro, Sergio Di Pinto, Stefano Fabrizi, Katia Noventa.

Soggetto

A Roma la sora Lella per motivi di salute e per problemi economici non riesce più a mandare avanti la trattoria e decide di chiedere aiuto a Vanessa, la nipote che vive a Milano. La ragazza, dopo qualche perplessità, arriva nella capitale animata da molti buoni propositi. Tra questi c'è l'idea di trasformare il locale in un fast-food per renderlo più moderno e aperto verso i giovani. Il progetto trova l'opposizione dei camerieri e del personale di cucina. Di fronte alle insistenze di Vanessa, il personale scende in sciopero, e il momento appare difficile. Vanessa intanto ha cominciato a frequentare Giordano, un anziano falegname detto Geppetto, che l'accompagna in passeggiate per Roma e le racconta storie bellissime. Una notte Giordano, addormentatosi su una panchina, viene perso di mira da alcuni balordi e rischia di essere incendiato. Passato il pericolo, tutti si ritrovano ad un tavolo del ristorante per festeggiare. Ora Vanessa ha capito che lo spirito del locale non può cambiare.

Valutazione Pastorale

Chi cerca un condensato di tutti i più logori stereotipi del culturame nazionale può accomodarsi a vedere questa storia raccontata in pellicola. Definirla film sembra azzardato, perché la staticità delle immagini, la totale assenza di ritmo impediscono qualunque coinvolgimento da parte dello spettatore. Tutto è approssimativo e tirato via: cartolinesca la rappresentazione di Roma, stiracchiatissima quella di Milano, personaggi al grado minimo di credibilità, dialoghio risibili, con l'aggiunta di massicce dosi di qualunquismo fatte pronunciare ad un imbarazzante Nino Manfredi. Insomma il trionfo dei luoghi comuni, della banalità, dell'approssimazione. Dal punto di vista pastorale, la valutazione non può che essere quella di un prodotto inconsistente, meglio identificato come velleitario. UTILIZZAZIONE: di fronte alla modestia dell'operazione, l'utilizzazione é da trascurare sia in programmazione ordinaria sia in altre circostanze.

Le altre valutazioni

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