VAJONT

Valutazione
Accettabile, realistico
Tematica
Politica-Società, Storia
Genere
Drammatico
Regia
Renzo Martinelli
Durata
116'
Anno di uscita
2001
Nazionalità
Francia, Italia
Titolo Originale
/////
Distribuzione
Istituto Luce
Musiche
Francesco Sartori
Montaggio
Massimo Quaglia

Orig.: Italia/Francia (2000) - Sogg. e scenegg.: Renzo Martinelli e Pietro Calderoni - Fotogr.(Scope/a colori): Blasco Giurato - Mus.: Francesco Sartori - Montagg.: Massimo Quaglia - Dur.: 116' - Produz.: Martinelli Film Company International, RAI Cinema, Sdp Films, Les Productions Bagheera, Comune di Vajont, Canal +.

Interpreti e ruoli

Michel Serrault (ing. Carlo Semenza), Daniel Auteuil (Nino Biadene), Laura Morante (Tina Merlin), Jorge Perugorrìa (Olmo Montaner), Leo Gullotta (Mario Pancini), Anita Caprioli (Ancilla), Philippe Leroy (Giorgio Dal Piaz), Jean-Cristophe Bretigniere (Edoardo Semenza), Nicola Di Pinto (Francesco Penta), Massimo Sarchielli (don Carlo)

Soggetto

1959. Nella gola del Vajont si sta costruendo quella che sarà la diga più alta del mondo a 263 metri. Tutti sono convinti che la diga, che ha portato lavoro, darà in seguito turismo e soldi per la presenza del lago artificiale. Quando i dirigenti della società costruttrice scoprono sul fianco del monte Toc una terribile spaccatura, una massa enorme di terreno che potrebbe franare nel lago, decidono di non dire niente e andare avanti. Il geometra Olmo, entusiasta della costruzione, si è fidanzato con Ancilla, una giovane di Longarone e ora, terminata la diga, come tanti altri deve cambiare casa. Il 4 novembre 1960 un primo pezzo di montagna frana nel lago, sollevando un'onda tremenda. Seguono frenetici consulti tra la società e gli esperti, ma ancora una volta i risultati vengono tenuti segreti. Occorre infatti arrivare al collaudo per poter ottenere i contributi governativi e vendere la diga allo Stato. Invano la giornalista Tina Merlin denuncia che il monte Toc rischia di franare nel lago stesso, provocando una strage. Anche Ancilla, che ha sposato Olmo, cerca di convincerlo a lasciare Longarone. Tutto risulta inutile. Quando, nel settembre 1963, uno scossono provoca un terremoto, i dirigenti della società, impauriti, decidiono di procedere allo svuotamento del lago. Troppo tardi. Il 9 ottobre 1963 milioni di metri cubi di montagna scivolano nell'acqua e sollevano un'onda alta 250 metri che devasta la valle e tutti i paesi fino a Longarone. Sono duemila le vittime accertate.

Valutazione Pastorale

I fatti, come si sa, sono tragicamente autentici. Ed è tutto sommato opportuno che un film arrivi a ricostruirli, a riportarli all'attenzione, ad essere memoria per le povere vittime e monito per tutti coloro che, senza scrupoli, personaggi pubblici e privati, giocano sulla pelle dell'indifeso cittadino. Detto questo, non ci sarebbe quasi altro da dire. Perchè ulteriori osservazioni dovrebbero riguardare la realizzazione del film, e puntare l'indice su un racconto che più va avanti più è eccessivo, sovrabbondante, magniloquente. Invece di fare una asciutta cronaca di denuncia, Martinelli sceglie la strada del kolossal all'americana, con grande dispendio di mezzi, con romanticismi smielati del tutto fuori luogo, con canzoni di esasperato lirismo, con personaggi quasi sempre sopra le righe (anche la giornalista Merlin). Insomma il racconto ha tanti difetti, di fronte ai quali è opportuno tornare alla sostanza dell'evento, alla riproposizione di un episodio tragico della recente storia italiana. In una dimensione anche di conoscenza per i più giovani, il film, dal punto di vista pastorale, è da valutare come accettabile, e sostanzialmente realistico. UTILIZZAZIONE: il film é da utilizzare in programmazione ordinaria. Da proporre anche in occasioni mirate, per uso didattico e scolastico.

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