VELVET GOLDMINE

Valutazione
Discutibile, scabrosità
Tematica
Droga, Giovani, Mass-media
Genere
Musicale
Regia
Todd Haynes
Durata
Anno di uscita
1999
Nazionalità
Gran Bretagna
Titolo Originale
Velvet goldmine
Distribuzione
Lucky Red
Montaggio
James Lyons

Orig.: Gran Bretagna (1998) - Sogg. e scenegg. : Todd Haynes - Fotogr. (Normale/a colori) : Maryse Alberti - Mus. : Carter Burwell - Montagg.: James Lyons - Dur. : 123' - Produz.: Christine Vachon.

Interpreti e ruoli

Jonathan Rhys Meyers (Brian Slade), Ewan McGregor (Curt Wild), Christian Bale (Arthur Stuart), Toni Colette (Mandy Slade), Eddie Izzard.

Soggetto

Agli inizi degli anni '80 Arthur, un giornalista inglese che lavora in un quotidiano di New York, riceve l'incarico di scrivere un articolo sulla vicenda di Brian Slade, mitica star del 'glam rock', scomparso improvvisamente dalle scene all' apice della fama. Arthur, da ragazzo, era stato tra coloro che avevano per Slade una vera passione. Con qualche emozione, Arthur cerca di ricostruire il quadro di quegli anni: comincia ad analizzare il rapporto tra Brian e la moglie Mandy, rintracciandola in un locale di secondo piano ed invitandola a ricordare la sua storia con Brian. Si torna così alla Londra degli anni Settanta, quando ormai dilaga la moda di una musica rock che deve essere sempre più sfrenata e narcisista. Slade si adatta subito a quel clima esibizionistico, indossa abiti sgargianti, pettinature dai colori vistosi, soprattutto insiste sull'ambivalenza e la sfrenatezza degli atteggiamenti sessuali. Si sposa con Mandy ma rivendica rapporti di ogni tipo, e nelle conferenze stampa pigia il pedale delle frasi di sicuro effetto provocatorio. Va in America, incontra Curt Wild, altra star del rock, di cui diventa intimo amico, lo porta a Londra, la moglie esaperata lo maledice. Si torna agli anni Ottanta, e Arthur telefona a Curt Wild che lo invita al concerto di Tommy Stone. Arthur vi si reca, e osserva: quel Tommy somiglia proprio a Brian.

Valutazione Pastorale

Si tratta della ricostruzione accurata, attenta e vivace di un periodo, quello degli anni '70, durante il quale molti cambiamenti sono avvenuti nel campo musicale e da questo si sono poi allargati ad una dimensione più generale, influenzando atteggiamenti e costumi, condizionando modi di esprimersi e di comportarsi. La musica era riferimento di pensiero, una sorta di filtro per riscrivere la propria vita e per progettarla diversamente da come sembrava già tracciata. Gran parte di questa voglia di cambiamento era però solo esteriore, tutta scandalo e niente sostanza: in primo piano naturalmente la liberazione sessuale, quindi l' intenzione di mettere tutto sullo stesso piano. L'ultima frase dice: "Volevamo cambiare il mondo, siamo cambiati noi". Sul piano visivo, il film non risparmia niente di quelle rutilanti kermesse: tante esibizioni musicali all'insegna dell'eccentricità, immagini forti sulla tematica dell'omosessualità e in genere sull'ambiguità sessuale. E non c'é tuttavia compiacimento, la trasgressione costa fatica, ci sono semmai tristezza, disagio, infelicità. E' la rivisitazione di un passato prossimo che serve a capire meglio certi aspetti del presente. Girato con grande gusto figurativo, frenetico, forse un po' ripetitivo (oltre due ore risultano troppe), il film, dal punto di vista pastorale,si segnala per il suo forte tono problematico e propositivo. E' da valutare come discutibile, evidenziando le molte scabrosità visive e verbali. UTILIZZAZIONE: per quanto detto sopra, il film, più che per la programmazione ordinaria, é da riservare ad occasioni mirate, proposte tematiche sugli anni '70, sulla musica rock, sempre avendo l'accortezza di offrire materiali di supporto ed altri elementi utili ad una corretta visione della pellicola.

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