Orig.: Francia (1998) - Sogg.: liberamente adattato dal romanzo "Le voleur de vie" di Steinunn Sigurdardottir - Scenegg.: Yves Angelo, Nancy Huston - Fotogr. (Panoramica/ a colori): Pierre Lhomme - Mus.: brani vari - Montagg.: Thierry Derocles - Dur.: 105' - Produz.: Jean-Louis Livi.
Interpreti e ruoli
Emmanuel Béart (Alda), Sandrine Bonnaire (Olga), Andrè Dussolier (Jakob), Vahina Giocante (Sigga), Eric Ruf (Yann), André Marcon (Steindor), Bulle Ogier (la signora del cimitero), Rudy Rosemberg (Peter), Francoise Le Treut (la donna del laboratorio), Nathalie Richard (moglie di Yann), Francois Chattot.
Soggetto
In Francia,in un antico presbiterio affacciato sul mare in burrasca vivono tre giovani donne: Alda intreccia relazioni con uomini diversi ai quali si concede senza mai riuscire a farsi coinvolgere sentimentalmente; Olga, sua sorella maggiore, non esce quasi mai, dedicandosi interamente alla gestione della casa; Sigga, figlia di Olga,é un'adolescente irrequieta. La giornata trascorre all'insegna di appuntamenti programmati: gli amanti di Alda, un corteggiatore respinto da Olga, il ricordo dei cari scomparsi, il rispetto per i momenti importanti, Natale, capodanno,i compleanni. In mezzo alle due donne,Sigga è ora attratta dalla vitalità della zia ora indispettita dagli atteggiamenti di rinuncia della madre. Ma la tristezza di Olga ha una motivazione più profonda, che lei stessa ad un certo punto non più nascondere. La malattia, che l'ha colpita, procede inesorabile fino all'inevitabile conclusione. Alda e Sigga rimangono sole e fanno visita al piccolo cimitero sulla collina difronte al mare.
Valutazione Pastorale
Si tratta di una vicenda sostanzialmente drammatica, che però mette avanti anche molte sfumature sul piano lirico, poetico, non escludendo divagazioni sul terreno psicologico. Molta materia in teoria interessante ma anche molta incertezza nell'amalgamarla e nel distribuirla lungo il racconto. Ci si può abbandonare alla suggestione delle atmosfere, del paesaggio brullo e isolato, mancano però la coerenza e la sostanza di una partitura drammatica che scivola sulla tristezza, sul pianto, sulla lacrima, senza convincere del tutto. Dal punto di vista pastorale, se é vero che il ritratto ha tuttavia qualche spunto di interesse, il film può essere valutato come discutibile, e problematico per il taglio interiore di fondo che lo caratterizza.
UTILIZZAZIONE: più che in programmazione ordinaria, il film é da proporre in occasioni mirate per riflettere su ritratti femminili difficili e introversi.